Quando si parla di Yngwie Malmsteen, le aspettative creano dinamiche bizzarre, e un suo concerto può trasformarsi in una sorta di festa del liceo fuori tempo massimo: riff fulminei, assoli mozzafiato e una presenza scenica degna della rock star che esplose negli anni ’80. Il concerto di ieri sera a Villa Ada non ha deluso. Anzi, è stato un trionfo di tecnica, passione e un pizzico di stravaganza che solo Malmsteen sa portare sul palco.
Villa Ada, con i suoi splendidi giardini e l’atmosfera rilassata, ha offerto un contrasto affascinante con l’energia travolgente del concerto. Il pubblico romano, noto per la sua passionalità, era elettrizzato già prima che le luci si spegnessero. L’attesa era palpabile, con fan di tutte le età pronti a lasciarsi travolgere dalla magia delle sei corde di Yngwie, che come al solito a queste latitudini fa registrare sempre una risposta molto importante in termini di pubblico.
La scaletta del live ha ripreso i brani più amati dei recenti spettacoli del 2024, con alcune sorprese che hanno fatto esplodere il pubblico in un tripudio di applausi e urla. L’apertura con ‘Rising Force’ è stata come un tuono in una serata estiva: potente e inarrestabile. A seguire, ‘Into Valhalla’ condivisa con ‘Baroque ‘n’ Roll’ hanno mostrato la capacità di Malmsteen di fondere melodie epiche con la sua tecnica ineguagliabile.
Certo, le svisate virtuosistiche neoclassiche alla lunga possono risultare stucchevoli quando portate avanti per le lunghe, ma la band riesce comunque a stemperare questa palese impressione anche con gli intrecci vocali ad opera del valente tastierista Nick Marino, del simpatico bassista Emilio Martinez e dallo stesso lungocrinito svedese.
Ma non è stata solo una serata di virtuosismo elettrico, ma anche qualche passaggio con chitarra classica sui generis, che hanno offerto momenti di respiro, mentre al contrario, ‘Evil Eye’ ha regalato un viaggio tra atmosfere misteriose e assoli travolgenti, mantenendo alta l’attenzione e l’entusiasmo del pubblico.
Yngwie Malmsteen è noto non solo per la sua abilità tecnica, ma anche per la sua teatralità, e di certo ieri sera non è stato diverso. Con i suoi tipici movimenti esagerati, lanci di chitarra e pose da divo, ha saputo intrattenere in modo smaliziato e anche far sorridere il pubblico. Un momento particolarmente memorabile è stato “Hendrixiano”, dove la chitarra diventa quasi un’estensione del suo corpo, a volte una preda da mordere se volete, per poi lasciarsi andare ad un’esplosione quasi rumorista, con la chitarra mandata in feedback davanti al muro di amplificatori Marshall.
Non possiamo dimenticare la band che ha supportato Malmsteen. La band (tra cui ricordiamo anche il batterista Kevin Klingenschmid), sebbene oscurati dal carisma del frontman, hanno fornito una base solida e impeccabile, permettendo a Yngwie di brillare. Le loro performance, specie in un piccolo grande classico come ‘Seventh Sign’, hanno dimostrato una sinergia perfetta, con ritmi incalzanti e bassi potenti che hanno fatto vibrare anche gli alberi di Villa Ada nei pressi del palco.
Dopo avvolgenti e infuocate riletture di celebri partiture di Bach e Paganini, l’istrionico svedese ci delizia con un doppio colpo che esprime al meglio il dualismo della sua scrittura: tecnica impeccabile, melodie indimenticabili e una presenza scenica che lascia il segno con ‘Black Star’, nonché due grandi hit quali ‘You Don’t Remember, I’ll Never Forget’ e ‘Heaven Tonight’, di ritorno direttamente dagli anni ‘80.
In sintesi, il concerto di Yngwie Malmsteen a Villa Ada è stato un viaggio sonoro sia nel passato che in una dimensione parallela, così lontano da qualiasi forma musicale di moda al giorno d’oggi, con quel viatico tra heavy metal melodico e svolazzi neoclassici sparati al fulmicotone, a tratti un po’ kitsch ma di facile effetto immediato sul pubblico presente. Il guitar hero scandinavo ha dimostrato, ancora una volta, di essere un maestro della sei-corde e un intrattenitore nato. Se c’è una cosa che i fan romani hanno imparato ieri sera, è che la leggenda di Malmsteen è più viva che mai, e ogni sua performance è un evento a suo modo da non perdere.