Report di Camillo Alberini
La serata si apre con la band modenese Halflives, che propone un più che apprezzabile alternative rock da arena con influenze elettroniche. La cantante Linda Battilani è una bella scoperta, si fa apprezzare con energia, impegno e simpatia. Presenza femminile rinforzata dalla batterista Gloria Simonini.
Poi una pausa forse più lunga del previsto, ma intermezzata da un momento divertente. Tra i vari brani hard rock in rotazione, dalle casse parte il celebre inno pop I Want It That Way dei Backstreet Boys. Non capita tutti i giorni di assistere ad un pubblico prettamente gothic metal che si ritrova a cantare, spontaneamente e a gran voce, un brano del genere dall’inizio alla fine… con tanto di illuminazione sparata dal palco.
È arrivato il momento degli headliners, i Palaye Royale.
La band canadese irrompe sul palco con personalità, grinta, sound molto definito.
Questi ragazzi hanno immagine, specialmente i tre fratelli Remington Leith (voce), Sebastian Danzig (chitarra) ed Emerson Barrett (batteria), ma è un aspetto comunque secondario rispetto alla notevole qualità musicale.
La voce ricorda come timbro quella di Jon Bon Jovi, seppur molto più aggressiva e capace di sfociare costantemente in urli selvaggi senza mai risentirne.
I brani sono belli, i giovani presenti li conoscono e li cantano partecipando molto attivamente al concerto. Del resto, è quasi impossibile non rimanere coinvolti, soprattutto dalla carica emozionale del repertorio.
Tra uno scambio di strumenti, le arrampicate acrobatiche e un cambio d’abito di Remington Leigh, il culmine dell’intensità è raggiunto con il brano Lonely.
Unico neo della serata la scarsa affluenza del pubblico, in contrasto con i numeri del tour che i Palaye Royale stanno portando avanti con successo. A volte l’overdose di eventi estivi può portare effetti collaterali di questo genere, ma la dimensione più intima ha reso ancora più speciale questo concerto.