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Orbite gravitazionali: Phil Spector il Michelangelo della Musica

Se dovessimo pensare alla carriera di un artista o ad un singolo album non potremmo fare a meno di prescindere anche da tutto ciò che ruota attorno ad esso.  Con la rubrica ORBITE GRAVITAZIONALI abbiamo deciso di spostare l’attenzione su tutte quelle persone che hanno contribuito a rendere unico il panorama della musica che tutti i giorni osserviamo, in realtà attorno al pianeta/artista c’è e c’è stato spesso molto di più!

Oggi dedichiamo la nostra rubrica a PHIL SPECTOR

Ambizioso, commovente, sognante, effervescente, intenso, spavaldo, esuberante, romantico, drammatico, teatrale, innocente, sentimentale, scaltro, trascinante, appassionato, sofisticato: Phil Spector.

Il mondo dell’arte è spesso attraversato dalla follia e da personaggi sull’orlo dell’idiosincrasia ma capaci di creare capolavori indicibili, pensiamo a un Michelangelo per esempio. E’ così che la musica trova il suo Buonarroti forse proprio in Phil Spector definito da molti, e a ragione, come il più rivoluzionario produttore di musica leggera, il primo ad intuire le possibilità che uno studio di registrazione offriva, “suonandolo” come fosse lo studio stesso uno strumento fino a rendere quel suono riconoscibile, diventato famoso come il “muro del suono” (“the Wall of Sound“).
La prima registrazione sonora fu effettuata nel 1878; da quel momento in poi, in modo inevitabile, la musica e la fruizione di essa ha cambiato anche il modo di “fare” musica ma questo concetto è rimasto per lo più immutato fino alla fine degli anni ’50: la registrazione sonora ha fatto in modo che la musica non esistesse solo nel momento in cui veniva fatta, ma la si poteva ascoltare in qualunque momento e nel posto che si preferiva. Si andava in uno studio e si cercava di suonare nel miglior modo possibile, decidendo di andare più veloci, di alzare il volume, di cantare con più sentimento… ma la “visione” di Phil Spector andò oltre, capì che lo studio di registrazione poteva essere uno strumento per “creare” nuovi suoni e apportare alla musica una pienezza tale che la semplice esecuzione dal vivo di un brano non poteva avere, intuì  la potenza della tecnologia! Come disse lui stesso “sapevo che Mozart era più importante delle sue opere; che Beethoven era più importante di chi suonava o dirigeva i suoi pezzi. Era ciò che volevo essere!”
philspector4Harvey Phillip Spector nasce il 26 Dicembre 1939 nel Bronx a New York City, di origini ebree, suo nonno era immigrato dalla Russia e cambiò il suo cognome da Spektor a Spector all’ufficio immigrazione di Ellis Island. Da subito la vita non fu particolarmente clemente con lui, piccolo di statura con una figura mingherlina, mento a punta, labbra sottili, occhi all’ingiù che conferivano uno sguardo perennemente triste, un aspetto dunque che lo rendeva facile preda di atti di bullismo e prese in giro, un tipo solitario ma sempre pronto a prendersi le responsabilità delle sue azioni.
Quest’ultimo è un aspetto da non sottovalutare, per quella che sarà poi la sua continua ricerca nella musica, dove forse convogliò la sua voglia di riscatto, nel perseguire un suono “pieno” e “potente”, cercando di immettere nel rock n’ roll la “magnificenza” delle composizioni del suo vero idolo (non casuale): Richard Wagner. Nel 1949 il padre si suicidò e nel 1953 si trasferi con la madre e la sorella a Los Angeles; non era particolarmente interessato alla scuola per questo i suoi studi erano più indirizzati ai corsi musicali, dove eccelse nella chitarra, nel pianoforte, nella batteria, al basso e nel corno francese!
Negli anni ’50 proprio Los Angeles era al centro dell’industria discografica con dozzine di piccole etichette indipendenti, nei cui uffici e studi Phil cominciò a passare il suo tempo facendo amicizia con altri musicisti o aspiranti tali; in uno di questi studi, precisamente nei Gold Star Studios, si accattivò l’amicizia del produttore (e socio-proprietario) Stan Ross, al quale carpì i primi segreti delle tecniche di registrazione che influenzarono i futuri lavori di Spector. Proprio nell’intento di mettere in atto le sue nuove conoscenze il giovane Phil decise di affittare e registrare proprio nei Gold Star Studios e, per raggiungere i 40 dollari che gli occorrevano coinvolse, dietro la promessa di farli partecipare attivamente alla registrazione, tre sue conoscenze dai tempi della scuola (siamo nel ’58, e Phil si è appena diplomato): Marshall Leib, che nutriva la stessa passione di Spector per il rock n’ roll, Harvey Goldstein e infine Annette Kleinbard, studentessa appena 16enne. Nacque così il gruppo dei Teddy Bears, nome scelto sulla scia del successo musicale di Elvis Presley).
Con la registrazione del demo “Don’t you worry my little pet“, scritta da Spector che di fatto si auto produsse suonando anche tutti gli strumenti, venne assicurato ai Teddy Bears un contratto discografico per 4 dischi con la Era Records.
philspector3La prima vera canzone che scelsero di registrare,  firmata naturalmente da Spector, fu “Wonderful, lovable you“, ma lo stesso Phil non ne fu assolutamente soddisfatto, così dopo un’altra sessione di registrazione e completata la canzone, con un pò di tempo ancora a disposizione, convinse Annette e Marshall a provare un altro brano, “To know him is to love him“, tra le prime canzoni mai scritte da Phil Spector,  che aveva usato come titolo l’epitaffio sulla tomba del padre.
Finita la registrazione Spector fece quello che chissà quante volte abbiamo fatto anche noi a casa nostra da adolescenti, e anche la generazione di adolescenti prima di noi: fece partire il nastro con la canzone da un registratore e ci suonò e ricantò sopra registrando contemporaneamente il tutto su un altro registratore! Un bell’uovo di Colombo! Sembrava ovvio, ma nessuno ci aveva pensato prima!
L’apertura e la pienezza che la canzone raggiunse fu spesso associata ad un uso di tecniche di produzione più sofisticate; naturalmente il brano uscì come singolo, era l’Agosto del 1958, e “To know him is to love himarrivò al primo posto della classifica di Billboard e vendette più di 1 milione di copie prima della fine dell’anno!
Dopo questo primo successo i Teddy Bears non riuscirono a farne seguire altri e si sciolsero e Spector si accorse di trovare più soddisfazione e piacere dal produrre  musica che non a suonarla e quasi immediatamente si trasferì a New York, dove cominciò a lavorare con i compositori Jerry Leiber e Mike Stoller, che scrivevano canzoni per la Hill & Range Publisher, dove nell’ottobre del 1960 venne definitivamente arruolato Spector come autore-produttore.
Nel dicembre 1960 esce “Spanish Harlem” cantata da Ben E. King (prodotta da Spector che è anche co-autore), un grandissimo successo che gli fece raggiungere lo status di produttore a tutti gli effetti. Il suo “sound” cominciò a farsi riconoscere e i tempi furono maturi per fondare una propria etichetta, e insieme a Lester Sill fondò la Phillie Records.
I primi successi non tardarono ad arrivare, principalmente con gruppi vocali femminili, come le Crystals e le Ronettes, il cui successo era basato principalmente sulla riconoscibilità del sound, il “Wall of sound“: in una misura che non era mai stata immaginata nel rock n’ roll Spector riuscì a fondere nei suoi dischi una grande orchestrazione con melodie semplici, creando piccole sinfonie, con arrangiamenti che si fanno corali e sono caratterizzati da una sorta di stratificazione sonora dovuta alla sovrapposizione verticale degli strumenti, l’intensità sonora così raggiunta non ha precedenti!
philspector2All’età di 21 anni Phil Spector era diventato milionario, in 3 anni, fino al 1964 produsse ben 20 hit consecutive! Ma una prima delusione lo devasterà: la collaborazione con Ike and Tina Turner Revue gli fece produrre quello che Spector ha da sempre considerato il suo capolavoro, “River deep, mountain high“, una canzone che però non ebbe successo rappresentando per lui un miserabile fallimento, e che lo portò  a chiudersi tra le mura della sua casa diventando di fatto una specie di recluso.
Ebbe successivamente collaborazioni con i Beatles, John Lennon, George Harrison, ma furono la notorietà degli artisti e il calibro del loro talento a garantire il successo, più della produzione stessa di Spector.  Era all’incirca il 1969 e il suo tempo sembrava passato, o il tempo stesso sembrava essere passato attraverso di lui: aveva appena 30 anni e la magia sembrava non albergare più in lui. Negli anni ha dimostrato di avere una natura complessa, se non addirittura borderline, afflitto da turbe psichiche e minato da anni di alcol e droga, nel 2002 è stato addirittura arrestato per l’omicidio di una sua amica attrice, e da allora si trova a scontare 19 anni di reclusione, in uno stato di salute precario in netto peggioramento.
La magia forse non vive più in lui, ma è ancora viva nella “magnificenza” di quei piccoli capolavori, dall’approccio così wagneriano, in quelle sinfonie di musica leggera che nella sua folle genialità è comunque riuscito a creare.
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