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Nothing but Thieves live a Roma

Report a cura di Camillo Alberini

Palazzetto dello Sport gremito stasera per il concerto dei britannici Nothing but Thieves, mentre il resto della popolazione guarda la finale del festival di Sanremo.
Puntuali si spengono le luci, parte l’intro registrato: è Stayin’ Alive dei Bee Gees, scelta adatta a creare una rilassante ma in parte ingannevole atmosfera disco anni ‘70.
Irrompe la band con l’energia di “Welcome to the DCC”, “Futureproof” e “Is everybody goin crazy?”, dall’ispirazione vagamente Queens of the Stone Age.
La scenografia è priva di schermi, lo show è interamente affidato ai brani che in versione live risultano più potenti e aggressivi.
“Tomorrow is Closed”, fast rock con dinamiche alternate, rimanda al sound degli Strokes.
A questo punto Conor Mason, l’incredibile voce e punta di diamante della formazione, chiede di illuminare il pubblico. Dopo una dichiarazione d’amore per il nostro paese, urla a ripetizione “Do you feel good?”, caricando i fan che sono pronti per cantare i ritornelli di “Real Love Song” e “Trip switch”, mid tempo orecchiabili e ballabili.
“If I were you” ricorda i connazionali Royal Blood, “City Haunts” smuove gli animi con il suo super falsetto.
Uno stacco di batteria e parte veloce “When I Was a Kid”, poi il tempo si dimezza e anche qui tutti a cantare l’inciso.
Mason imbraccia la chitarra acustica e, dopo un discorso celebrativo e di ringraziamento, intona la ballad “If I Get High”. Qui sembra di sentire il miglior Thom Yorke, con tante lucine che preparano il terreno per “Sorry”, uno dei pezzi di punta del repertorio, orecchiabilissimo e più che mai solennemente intonato da tutti i numerosi presenti.
“Do you love me yet” sorprende con l’intro di tastiere che sembra Bad Medicine di Bon Jovi, anche il ritornello fa molto Sunset Strip di Hoollywood.
Un medley molto potente, con riff di chitarra strumentali alla Muse, racchiude i brani “Ce n’est Rien”, “Gods” e “Number 13”,
poi parte il singolo “Unperson” e il pubblico appare scatenato ma educato.
“Free if you want it” è molto conosciuta, poi dal nulla un urlo inquietante di Mason introduce “Oh no, he said what?”, che in versione live è incredibile. Se il futuro avesse un suono, potrebbe essere questo.
A proposito, ogni elemento sul palco ha una postazione con strumenti elettronici a disposizione come tastiere e synth per chitarrisiti e bassista, o sample pad nel caso del batterista.
Conor si rivolge ancora amorevolmente ai fan che ricambiano, la ballata “Impossible” suggella questo notevole e bellissimo rapporto con il pubblico che partecipa al coro per l’intero brano. La band saluta ed esce in un delirio di applausi.
Il rientro per i bis è affidato a
“Pop the Balloon”. È praticamente un pezzo metal e la gente comincia ad agitarsi con un po’ di sana maleducazione.
Finalmente è il momento del capolavoro dei Nothing But Thieves, la celebre “Amsterdam”, che seguita dalle sonorità anni 80 di “Overcome” chiude una magnifica serata romana di musica con la M maiuscola.

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Il live dei Nothing but Thieves, mentre il resto della popolazione guarda la finale del festival di Sanremo.

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