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Nick Drake: il poeta malinconico

Ci sono personaggi, che nella musica sono stati riscoperti ed amati solo dopo la morte.

Uno di questi è sicuramente Nick Drake che moriva il 25 Novembre del 1974.

La sua è una figura unica e affascinante nella storia della musica, un artista che ha lasciato un’impronta profonda nonostante una carriera breve e un successo commerciale limitato durante la sua vita.

Nato il 19 Giugno 1948 in Birmania e cresciuto in Inghilterra, Drake è oggi considerato uno dei più influenti cantautori folk del XX secolo.

La sua musica, caratterizzata da melodie delicate e testi poetici, continua a ispirare generazioni di artisti e ascoltatori.

Figlio di una famiglia benestante e culturalmente raffinata, Nick Drake mostrò presto una predisposizione artistica.

Sua madre, Molly, era una pianista e compositrice dilettante.

La sua influenza si fece sentire bene e si percepisce nel senso di intimità che accompagna le canzoni del giovane cantautore.

Drake iniziò a suonare la chitarra durante l’adolescenza, sviluppando uno stile personale caratterizzato da accordature aperte e tecniche di fingerpicking intricate.

Dopo aver frequentato il Marlborough College, si iscrisse all’Università di Cambridge, dove studiò letteratura inglese.

Tuttavia, il suo interesse per la musica superò presto quello accademico.

Nel 1968, Nick Drake firmò con l’etichetta Island Records e pubblicò il suo album di debutto Five Leaves Left, l’anno successivo.

Questo lavoro, purtroppo accolto tiepidamente dal pubblico, è oggi considerato un classico.

Con canzoni come River Man e Day Is Done, l’album combina arrangiamenti orchestrali con l’introspezione dei testi, esplorando temi di solitudine, natura e fragilità umana.

Il secondo album, Bryter Layter uscito nel 1970, è leggermente più luminoso e jazzato, grazie alla produzione di Joe Boyd e agli arrangiamenti che includono strumenti come il sassofono e il pianoforte.

Nonostante pezzi iconici come Northern Sky e Hazey Jane II, l’album non riuscì a ottenere il successo sperato.

Il terzo e ultimo album, Pink Moon del 1972, è un’opera essenziale, priva di arrangiamenti complessi e composta unicamente da voce, chitarra e qualche tocco di pianoforte.

È un testamento della solitudine e dell’introspezione di Drake, registrato in sole due notti.

Sebbene anch’esso venne ignorato all’epoca, oggi é considerato un capolavoro di semplicità e intensità emotiva.

La musica di Nick Drake non trovò spazio nel pubblico degli anni ’70 orientato verso altri lidi.

Forse perché timido e riservato, Drake evitava concerti e interviste, limitando le opportunità di promuovere i suoi album.

La mancanza di riconoscimento e il peso delle aspettative, contribuirono al peggioramento della sua salute mentale.

Soffriva di depressione, una condizione che lo isolava sempre di più.

Nel Novembre 1974, Nick Drake morì all’età di 26 anni nella casa dei suoi genitori a Tanworth-in-Arden.

La causa ufficiale fu un’overdose di antidepressivi, ma il dibattito sul fatto che fosse un suicidio o un tragico incidente persiste ancora oggi.

Nonostante il fallimento “commerciale” durante la sua vita, la musica di Nick Drake ha conosciuto una rinascita negli anni successivi.

Negli anni ’80 e ’90, grazie a nuovi fan e all’uso delle sue canzoni in film e pubblicità, la sua reputazione è cresciuta fino a farlo diventare una figura di culto.

Artisti come R.E.M., Elton John, Norah Jones e molti altri, hanno citato Drake come una fonte di ispirazione.

La sua capacità di combinare vulnerabilità emotiva con una tecnica musicale straordinaria, lo ha reso una figura senza tempo.

Canzoni come Pink Moon e Time Has Told Me sono oggi considerate pietre miliari del folk britannico, e la sua influenza si estende ben oltre il genere.

Nick Drake può essere considerato il simbolo del genio incompreso, un artista che ha vissuto per la sua arte e il cui valore è stato pienamente riconosciuto solo dopo la sua scomparsa.

La sua musica è un rifugio per chi cerca autenticità, poesia e bellezza nella semplicità.

Ascoltare oggi Nick Drake, significa entrare in contatto con una sensibilità rara, un’anima che, pur tormentata, ha saputo creare qualcosa di eterno.

 

 

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