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Murubutu La Vita Segreta in scena

C’è un momento, durante il concerto di Murubutu al Largo Venue, in cui il tempo sembra fermarsi. È quando, sulle note di “La Stella e il Marinaio”, le parole si fanno liquide, danzano con le luci soffuse della sala e si adagiano sui volti del pubblico, che ascolta in silenzio, quasi in contemplazione. Non è solo un concerto: è una lezione di letteratura, un viaggio narrativo in versi e beat, un rito collettivo tra mente e cuore.

Murubutu, al secolo Alessio Mariani, ha presentato nella Capitale il suo nuovo album La Vita Segreta, accompagnato come sempre dalla sua band e dalla voce meravigliosa di Dia (al secolo Diana Ghebrelul), che con il suo timbro caldo e avvolgente impreziosisce ogni brano, trasformando ogni ritornello in un piccolo frammento d’eternità.

Il Largo, gremito in ogni angolo, ha accolto l’artista emiliano con un calore palpabile. Sin dalle prime note, il pubblico è stato trascinato in quell’universo poetico e narrativo che è cifra stilistica unica di Murubutu: un connubio tra hip hop e letteratura, dove il microfono diventa penna e la musica carta su cui scrivere storie.

“La Vita Segreta” e il racconto dell’invisibile

Il concerto si apre proprio con i brani del nuovo disco, un’opera che esplora le vite nascoste, i pensieri mai detti, le dimensioni intime e spesso dimenticate dell’esistenza. “La Grande Città”“Megalopoli”“Il Deserto a NYC”: ogni traccia è un racconto a sé, una piccola parabola contemporanea, narrata con la voce calda e articolata dell’artista emiliano e sostenuta dalle armonie raffinate della band.

Tra un pezzo e l’altro, l’artista si concede delle pause, in cui con naturalezza e ironia si rivolge al pubblico raccontando le fonti letterarie e poetiche che lo hanno ispirato. Cita, Pavese, Joyce, Dostoevskij, Rilke, con la stessa disinvoltura con cui un professore di liceo (quale lui è, nella vita quotidiana) si rivolge alla sua classe, Murubutu invita il pubblico a riflettere, a leggere, a riscoprire la bellezza della parola scritta. Non è retorica, non è posa: è passione autentica.

Il tempo delle “classiche”

Accanto ai brani del nuovo lavoro, il concerto regala ai fan anche alcune delle canzoni più amate del repertorio murubutiano. “Occhiali da Luna” e “Temporale” riportano il pubblico agli anni in cui l’artista ha iniziato a costruire il suo universo lirico. Con “Grecale” e “I Marinai Tornano Tardi” le atmosfere si fanno più oniriche, mentre “Le Notti Bianche”, ispirata appunto a Dostoevskij, abbraccia il pubblico con la sua struggente malinconia.

Uno dei momenti più intensi arriva con “Nora e James”, omaggio sentito e colto a James Joyce e alla sua musa. La voce di Dia qui si fa protagonista insieme a quella di Murubutu, tessendo un duetto che incanta e commuove. La stessa Dia brilla anche in “La Stella e il Marinaio”, in cui la sua voce pare davvero nascere dal mare evocato nei versi, scivolando tra onde sonore e visioni poetiche.

Un concerto che è anche una dichiarazione d’intenti

Non è solo la musica a rendere questo concerto speciale. È l’atmosfera che si crea: un patto implicito tra artista e pubblico, tra chi racconta e chi ascolta. C’è silenzio, attenzione, rispetto. Non ci sono urla o distrazioni. È una sala che ascolta, che pensa, che sente.

Murubutu non si limita a cantare o al suo flow scioltissimo: educa, ispira, accompagna. E lo fa senza mai perdere il contatto con le emozioni, con la realtà, con l’umanità che vibra in ogni parola. Il suo è un hip-hop colto, ma mai elitario. È popolare nel senso più nobile del termine: parla a tutti, ma lo fa con profondità e autenticità.

Finale in crescendo

Il concerto si chiude con un bis richiesto a gran voce, e con un abbraccio collettivo tra artista e pubblico. Murubutu ringrazia, trasmette energia e sa essere ironico, intrattiene anche con un paio di freestyle a cappella mentre un roadie sistema un piatto della batteria. Promette di tornare presto, e se ne va lasciando in sala una scia di parole, note e pensieri.

Per chi c’era, non è stato solo un evento musicale: è stata una serata che resterà impressa nella memoria, un frammento di “vita segreta” condiviso tra sconosciuti uniti dalla bellezza della narrazione in versi.

E forse, come accade con i grandi racconti, ognuno è tornato a casa con una storia nuova dentro di sé.

Tutte le info sul tour qui

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