La storia del primo stragista familiare italiano del 900: “Percoco il primo mostro d’Italia”. Scritto e diretto da Pierluigi Ferrandini, presentato in anteprima mondiale al Bif&st, è ora al cinema distribuito da Altrestorie.
Tratto dall’omonimo romanzo di Marcello Introna, edito da Mondadori, “Percoco – il primo Mostro d’Italia”, è un film dai forti risvolti psicologici che Ferrandini ha scelto di raccontare nei meandri del suo film.
Il 1956 non fu per Bari solo l’anno dell’eccezionale nevicata, ma anche quello del più sconvolgente delitto che la città abbia mai conosciuto. Il caso “Percoco” fu la prima strage familiare d’Italia.
Franco (Gianluca Vìcari) ha ventisei anni nella Bari del 1956. Vive a casa con i suoi genitori, il padre ex-ispettore delle ferrovie ora in pensione, e la madre casalinga. Ci sono anche due fratelli, il maggiore Vittorio, ora in carcere per alcuni furti, e quello minore, Giulio, affetto dalla sindrome di Down, con cui Franco condivide la stanza. Franco ha una ragazza, Tina, sorella della fidanzata di Enzo, uno dei suoi migliori amici
assieme a Massimo – con quest’ultimo ha condiviso il militare, con il primo condivide gli studi universitari.
Franco Percoco, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1956 stermina i genitori e il fratello minore con un coltello da cucina, ammassa i loro corpi in una stanza e inizia una nuova vita assaporando tutte le gioie del boom economico, vivendo dieci giorni con i cadaveri dei familiari murati in casa. Nessun omicida aveva convissuto così a lungo con le sue vittime fino ad allora. È ricordato come il Mostro di Bari.
Il “true crime” psicologico, a differenza del romanzo, è racchiuso in dieci giorni: dal momento in cui l’uomo uccide i suoi parenti a quello in cui vengono scoperti i corpi dalle forze dell’ordine che poi lo arrestano.
Il regista Pierluigi Ferrandini: “Percoco mi ha interessato per la sua modernità e contemporaneità. Molti dei nostri giovani infatti sono sottoposti a pressioni sociali e familiari e credo che la storia del film (e del libro di Marcello Introna) non susciterebbe lo stesso interesse se il protagonista fosse uno scansafatiche. La società vuole i ragazzi – oggi come allora – laureati, con una buona posizione e con un’elevazione verso la borghesia. Quella di Franco Percoco non è la storia di un ribelle. Lui non scappa; lui resta qui e sa di voler diventare un ultra borghese ma non è un “vitellone”. Franco studia e vuole elevarsi. Ma qualcosa nel suo cervello si inceppa. Ho voluto raccontare questo”.
Un film con Gianluca Vicari, Giuseppe Scoditti, Rebecca Metcalf, Federica Pagliaroli, Laura Gigante, Francesca Antonaci, Fabrizio Traversa, Antonio Monsellato, Pinuccio Sinisi, Raffaele Braia, Pietro Naglieri, Chiara Scelsi, Elena Cantarone, Michele Mirabella –Italia, 2023, durata 104 minuti.
La Gazzetta del Mezzogiorno dell’epoca scrisse questo sulla natura di Franco: “È nata qui, nella nostra città, è vissuta per ventisette anni acquattata tra le nostre case, si è aggirata tra noi, ha sfiorato le nostre donne ed i nostri bimbi. Ma è soltanto un mostro, un mostro delle nebbie e delle brume, straniero alla nostra terra ed al nostro sole, emerso dal suo lungo agguato con fulmineo irreparabile balzo. È una belva. Non ci appartiene”.
Franco Percoco fu processato e condannato all’ergastolo con sentenza del Tribunale di Bari nel 1958. Grazie agli avvocati, la sua pena fu ridotta a trent’anni di detenzione. Scontò in realtà poco più di 20 anni grazie alla buona condotta. Fu scarcerato nel gennaio del 1977, dopo aver passato anche alcuni periodi nel manicomio criminale di Aversa, dal quale venne in seguito dimesso perché giudicato sano di mente. Si trasferì prima a Napoli e poi nel 1981 a Torino, dove trovò lavoro come impiegato e si sposò. Morì a Torino il 14 febbraio 2001.