Scroll Top
intervista-alla-band-lapolveriera

Intervista alla band Lapolveriera

Con il loro ultimo EP, Un posto in cui tornare, la band indie rock Lapolveriera ci conduce in un viaggio sonoro e intimo che parla al cuore di chiunque abbia mai sentito il bisogno di appartenenza. Un tema universale che il gruppo riesce ad interpretare con autenticità e una vena di malinconia, creando un ponte tra emozioni personali e collettive. Le sonorità dell’EP sono un equilibrio tra la delicatezza delle ballate e il vigore tipico del rock, dimostrando una maturità compositiva che rende Lapolveriera una promessa interessante nel panorama indie italiano. 

Ogni canzone si distingue per la capacità di evocare immagini vivide, portando l’ascoltatore in un altrove familiare e, allo stesso tempo, intriso di nostalgia.

“Un posto in cui tornare” è un titolo molto evocativo. Qual è il significato dietro questa scelta e cosa volete comunicare con l’EP?

Per noi, “un posto in cui tornare” significa storie alla ricerca di un rifugio, di un luogo sicuro. Significa situazioni complicate in cerca del bandolo della matassa: quello che cerchiamo di esprimere, attraverso questo EP, è il fatto che – per quanto possano essere complicate le vicende che ciascuno di noi vive – una soluzione c’è sempre. E spesso è più vicina a noi di quanto non crediamo. Ciascuno ha un proprio “posto in cui tornare”, uno spazio sicuro in cui rifugiarsi, che può essere sia dentro di noi sia fuori di noi, come ad esempio un luogo, una persona, un ricordo. 

I testi delle vostre canzoni trattano temi universali e profondi. Qual è il processo creativo che seguite per scrivere brani così autentici?

Di base, è tutta “roba che abbiamo vissuto in prima persona”. Esperienze, delusioni, tradimenti, sconforto, gioia, amore, odio, diffidenza, esclusione, affetto e sogni. Provare a inventarsi un testo di sana pianta non produce lo stesso risultato rispetto ad un brano fondato su esperienze vissute sulla propria pelle. E ci fa innamorare ogni volta che sappiamo che riusciamo a toccare il cuore di qualcuno con le nostre parole.

“Sibilla” è un brano particolarmente intenso, arricchito dal featuring con i Meganoidi. Come è nata questa collaborazione e cosa rappresenta per voi?

La collaborazione con i Meganoidi è nata proprio nel segno della musica, ovvero sui palchi: ci è capitato di aprire alcuni dei loro set, e ci siamo piaciuti immediatamente. Loro sono disponibili, gentili e alla mano, oltre che essere dei musicisti incredibili. Per questo, quando si è presentata la possibilità di una collaborazione su Sibilla per noi è stato un vero piacere: il flicorno e la tromba di Luca e la voce di Davide sono stati gli elementi che hanno caratterizzato i Meganoidi nel periodo del loro boom e sono tuttora le sonorità che fanno girare la testa alla gente e dire: “Ehi! Questi sono i Meganoidi!”. Per questo motivo abbiamo loro chiesto di arricchire Sibilla con le loro parti, di voce e tromba/flicorno: è una pietra miliare del loro sound che si ripropone in chiave “Lapolveriera”. 

Nei vostri live trasmettete una grande energia, soprattutto con brani come “La guerra è finita?”. Quanto è importante per voi il rapporto con il pubblico dal vivo?

Indispensabile. Veramente imprescindibile. Un pubblico partecipe, che ascolta, è la chiave di volta tra un “live” ed un “bel live!”. Se poi, dopo aver suonato, qualcuno si ferma a scambiare una parola, a dirci le sue impressioni sui brani, o a raccontarci che “quella canzone gli ha ricordato questa cosa o quell’altra che ha vissuto”, tanto meglio: vuol dire che il nostro storytelling ha fatto centro. Fosse anche una sola persona in tutta la platea. 

In che modo sentite di distinguervi nel panorama indie rock italiano, sempre più affollato di talenti?

Non ci abbiamo mai pensato, francamente. Forse siamo diversi perché tentiamo di esprimere sensazioni controtendenza, non vogliamo stare nel mainstream perché non è un vestito nel quale siamo a nostro agio, per ora (siamo consci che questa affermazione equivalga a tirarsi la zappa sui piedi). Anche se – va detto – ogni orecchio ha i propri suoni e le proprie preferenze: il panorama indie rock italiano è costituito da pochi astri luminosi e da un brulicante sottobosco, pieno di fermento e di cose belle da dire. A noi piace l’idea di essere parte di questo e, con la nostra musica (che necessariamente è diversa dagli altri emergenti) riuscire a toccare qualche anima che può rivedersi in quello che scriviamo.

Dopo l’uscita di questo EP, quali sono i vostri prossimi obiettivi e progetti futuri?

A lungo termine ci piacerebbe trasformare questo sogno in un lavoro, ma accontentiamoci intanto di mettere un passo davanti all’altro: ora che abbiamo tra le mani “Un posto in cui tornare” vogliamo portarlo in tour ovunque perché speriamo possa piacere almeno tanto quanto piace a noi. Nel breve periodo, tra una data e l’altra del tour in giro per lo stivale, stiamo organizzando un concerto-festa a Verona, nel salotto di casa, il 20 febbraio allo Spazio Modus e non vediamo l’ora! 

Per quanto riguarda la scrittura, stiamo già pensando a nuovi brani in vista dell’estate. 

Ma su questo, no spoiler! 

Recent Posts
Clear Filters

La band indie rock Lapolveriera ci conduce in un viaggio sonoro e intimo che parla al cuore di chiunque ne abbia necessità

Il debutto degli Enzø, Il duo composto da Romano Monero e Danilo Peccerella porta il concetto di disillusione all’estremo

Dopo Jesolo, Milano, Treviso, Firenze Bologna, Torino e Roma, il tour de IL VOLO fa tappa il 23 gennaio al Palasele di Eboli.

Add Comment

Related Posts