Il debutto full-length degli Enzø, “Noisy Ass Makes You Smile” è un concentrato di caos, sarcasmo e rumore, capace di trasformare il nichilismo in una festa per chi ha il coraggio di ridere mentre tutto va in frantumi. Il duo composto da Romano Monero e Danilo Peccerella porta il concetto di disillusione all’estremo, creando un’esperienza sonora che non offre soluzioni, ma invita a perdersi nel caos con il volume al massimo.
Le dodici tracce che compongono il disco sono un viaggio attraverso ironia tagliente e rifiuto delle illusioni. “Noisy Ass Makes You Smile” è un album grezzo, onesto e privo di compromessi. Non si preoccupa di piacere né si scusa per il suo rumore e la sua irriverenza. È una provocazione continua, un invito a non prendersi troppo sul serio e a ridere delle tragedie, mentre il basso ti schiaccia e la batteria ti colpisce come un pugno.
“Noisy Ass Makes You Smile” è il vostro primo album full-length. Quali sono state le sfide più grandi nella sua realizzazione?
Salve a tutti, siamo Romano e Danilo, i ciuccignissimi Enzø. Nessuna sfida! Le sfide sono altre, arrivare a fine mese senza soffocare, ad esempio, è una sfida. Oppure vivere in un paese “nostalgico” che crede che la repressione sia sinonimo di sicurezza. Queste sono sfide, la musica non lo è mai. La musica è un meraviglioso gioco con le sue regole, a volte meschine ma va bene così.
Le vostre tracce spaziano tra provocazione e riflessione. Come bilanciate questi elementi nel processo creativo?
Come tutto, “a organo genitale maschile del migliore amico dell’uomo”. Non ci pensiamo molto a questo bilanciamento, siamo solo noi stessi. Abbiamo entrambi una propensione ironica e provocatoria, quindi anche nella vita di tutti i giorni tendiamo ad avere questo determinato approccio. Anzi, a dirla tutta, sul disco ci siamo anche contenuti con l’ironia cruda per evitare di essere troppo offensivi,
Il brano “Everything Is Better Than God” si distingue per il suo groove e il suo messaggio irriverente. Come scegliete i temi delle vostre canzoni?
Ogni testo è la sintesi di quello che pensiamo su determinati argomenti. Secondo noi non si sceglie di cosa parlare ma si costruisce con lo studio, l’esperienza e una buona dose di riflessione. Abbiamo solo voglia di raccontarci, di tirare fuori quello che ci opprime e anche quello che ci alleggerisce. I temi delle canzoni spesso escono fuori dalle sensazioni che un determinato riff ci trasmette e una voce pazza, forse quella di Enzø, il nostro asino spaziale, ci sussurra cosa scrivere.
Quali sono le influenze principali che hanno contribuito alla creazione di questo album?
Le influenze sono disparate e crediamo che abbiano contribuito non solo alla creazione dell’album ma che contribuiscano al nostro approccio alla composizione in generale. Chi ci ascoltato ha sentito di tutto, dai Primus ai Jesus Lizard. Qualcuno ha osata anche un Testament per il tono della voce. Sicuramente il nome più frequente che ascoltiamo sono i NoMeansNo e questo ci lusinga in un modo incredibile.
L’album si chiude con un brano dal tono quasi allegro. È stata una scelta consapevole per bilanciare il resto del disco?
La scaletta del disco è stata dettata dalla stessa voce pazza che ci suggerisce i testi. Avevamo come punti fermi che WAH fosse la prima e Everything Is Better Than god fosse l’ultima. Volevamo concludere con un grido di positività, dopo un viaggio nello squallore neoliberista desideravamo urlare che ognuno di noi è migliore di dio, perché divinamente reale.
Il vostro percorso musicale è iniziato con due EP e un live split. In che modo queste esperienze vi hanno preparato al primo full-length?
È sempre lo stesso percorso. Non siamo arrivati da nessuna parte e abbiamo ancora della strada davanti a noi. Sicuramente, abbiamo migliorato il suono generale, siamo diventati molto più sicuri di noi dal vivo e i nostri live sono molto più energici e rumorosi rispetto ai primi.
Cosa vi spinge a continuare a fare musica in un mondo che spesso sembra essere sordo al rumore?
È che non ce ne frega proprio niente! Noi suoniamo prima di tutto per noi. La maggior parte della gente è sorda al rumore? Sticazzi!. Perché a noi non interessa il mainstream e non interesserà mai. In Italia e all’estero c’è un sottobosco abbastanza vivo che ascolta, suona e si sbatte per organizzare cose. Questa è la gente che vogliamo si senta coinvolta nel nostro mondo, la gente viva.
Grazie mille dell’intervista e grazie a te che sei arrvat* fino a qui. Siate ciuccign* sempre!