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Intervista a Radio Lausberg

Akusticose Elettriche” è un album che guarda al futuro senza mai dimenticare le proprie radici. La capacità dei Radio Lausberg di intrecciare temi universali e intimi rende il disco accessibile e al contempo profondo. Brani come “Pasta e Fagioli” e “Cuore di Pietra” mostrano una delicatezza poetica rara, mentre tracce come “Cada Mundo es un País” celebrano il sogno di un mondo senza confini. La produzione di Finaz, insieme alla maestria tecnica della band, crea un’esperienza sonora che lascia il segno. 

Questo lavoro non è solo un album, ma un manifesto di cultura, speranza e resistenza.

Giuseppe, il titolo “Akusticose Elettriche” racchiude una dicotomia interessante: come avete affrontato la sfida di mantenere un equilibrio tra queste due dimensioni sonore senza sacrificare l’intensità emotiva che vi contraddistingue? 

In realtà è stato tutto abbastanza naturale, un percorso iniziato in sala prove dove abbiamo iniziato a sperimentare soluzioni, al resto ha pensato Finaz che, dandoci le giuste indicazioni ha saputo fondere le nostre “anime” senza esagerare, con gusto e sapienza. Siamo molto soddisfatti e felici del risultato ottenuto.

L’album affronta tematiche sociali con un approccio critico e ironico. Quanto è importante per voi usare la musica come strumento di denuncia e qual è il confine tra arte e attivismo?

È importantissimo, la musica, i musicisti, gli artisti in genere non possono non sentire dentro la necessità di fotografare la realtà e provare a migliorarla. Si può essere ironici, diretti, ognuno come preferisce, ma non si può essere disattenti e insensibili. 

La collaborazione con Finaz e con artisti come Peppe Voltarelli e Laura Mirò ha arricchito il progetto. Quali compromessi creativi avete dovuto affrontare per integrare le loro visioni con la vostra identità musicale?

La musica è un linguaggio così nobile, autentico e bello che non necessità di compromessi, essere sé stessi, sapersi ascoltare, metterci cuore e conoscenze, il resto vien da sé. Non è difficile collaborare con grandi artisti. 

Alcuni brani, come “Girotondo nucleare”, trattano argomenti complessi con una leggerezza apparente. Quali strategie avete utilizzato per trasmettere messaggi profondi senza appesantire l’esperienza dell’ascoltatore? 

Spesso cerchiamo nelle nostre canzoni di utilizzare un linguaggio ironico, delle ritmiche coinvolgenti e melodie riconoscibili, in questo caso l’immagine del gioco aiuta sicuramente, anche se è sempre devastante parlare di cose così dolorose. È un inno di speranza per l’umanità intera bisognosa di pace.

Dopo la perdita di una figura cardine come Erriquez, come avete reinterpretato il suo lascito artistico nel processo creativo e come si riflette nel vostro approccio attuale alla musica?

La perdita di Erriquez è stato un dolore profondo, allo stesso tempo lui continua a camminare sempre nella nostra musica, i suoi insegnamenti sono più vivi che mai. Con Alessandro (Finaz) c’è stata subito una bella intesa, si lavora in modo leggermente diverso, ma davvero non potevamo desiderare di meglio. È una persona ed un musicista fantastico. Avanti così. Un grazie anche a Salty music, Andrea Fornai e Daniela Di Tommaso. Ogni risultato è sempre figlio di un buon lavoro di squadra.

Link Spotify https://open.spotify.com/intl-it/album/2wqyAzYG9wd1euXaiQ4Cux

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