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Intervista a Clara Moroni

Clara Moroni, una pioniera del rock italiano, torna a far parlare di sé con la rimasterizzazione di due album che hanno segnato un’epoca: Chi ha paura di chi e Spiriti”. 

Sabato 12 ottobre, il Legend Club di Milano si trasformerà in un palcoscenico di emozioni, dove la musica di ieri incontrerà quella di oggi. Con una carriera costellata di collaborazioni illustri e una continua ricerca di innovazione, Clara è pronta a rivelarci come ha mantenuto viva la sua creatività attraverso gli anni e quale sia la sua visione per il futuro. 

In un’epoca in cui molti artisti si perdono nella nostalgia, Clara ci invita a guardare avanti, portando con sé il peso e la bellezza del passato. Un viaggio musicale che merita di essere raccontato.

Il tuo percorso è costellato di collaborazioni internazionali, viaggi e nuove esperienze. Dall’Italia agli Stati Uniti, dal rock al punk. Come riesci a mantenere viva la tua creatività e a reinventarti continuamente?

Mi viene naturale. Sono molto dinamica. Mi stufo velocemente. Devo passare ad altro. Poi, magari ci ritorno sopra, ma non riesco a fare la stessa cosa per troppo tempo. La trovo limitante e mi annoia a morte. Conoscendo ed apprezzando quasi tutti i generi musicali, ho molte influenze e spesso mi tornano fuori ciclicamente. Amo la commistione, il crossover, il genere puro a volte mi dà un senso di claustrofobia. 

L’esperienza con la tua etichetta discografica, la “Delta Music Industry”, ha avuto un enorme impatto nel mercato giapponese e statunitense. Cosa ti ha spinto a lanciarti nel mondo della produzione musicale?

Perché ho iniziato da sùbito a fare tutto quasi da sola. Sono tastierista programmatrice. Ho iniziato con un MSQ700, poi sono passata al MC 500 della Roland. Poi, all’Atari 1040st e sono approdata su Apple prima con Notator e poi con Logic, che uso ancora oggi. Quindi, ho sempre scritto, arrangiato e poi prodotto le mie cose. Dopo mi sono avvalsa di grandi produttori, ma mi sono prodotta da sola quasi tutti i miei album.

Dopo tanti anni sui grandi palchi con Vasco Rossi, com’è stato tornare a concentrarti sulla tua carriera solista? Ti senti più libera o c’è un po’ di nostalgia per quei tour?

L’esperienza con Rossi è stata unica, ovviamente. Gli Stadi, i grandi eventi come l’Heineken Jamming Festival e il Modena Park, sono cose che capitano a pochi nella vita. Li ricordo con affetto, anche perché li ho vissuti con i miei fratelli della Band, che sono stati i miei compagni di viaggio per 20 anni. Ma è molto più difficile esibirsi per 100 persone che per 100.000. Mi hanno insegnato tanto. Li porto nel cuore, sempre.

Modena Park è stato un evento epocale. Qual è stato il momento più emozionante per te durante quel concerto?

È stato un evento fin dal primo giorno di prove. E fino al momento dei fuochi di artificio finale siamo stati tutti messi a dura prova. Eravamo esausti. Ma vedere quel mare di persone e l’organizzazione perfetta con la collaborazione dell’intera città è stato quasi commovente. Quindi, non c’è stato un momento particolare, è stata una sequela infinita di momenti particolari. Unica nota stonata, Bonolis che si muoveva dietro palco. Ha creato un fastidio immenso. Un intralcio. La dissacrazione di un luogo che per noi era sacro. Non gliene fregava niente del concerto, non ha avuto nessun rispetto per la concentrazione di noi musicisti. Si muoveva a suo piacimento intralciando tutto e tutti. Orribile!

Il 12 ottobre tornerai sul palco con i The Black Cars al Legend Club di Milano. In che modo hai deciso di strutturare la scaletta del concerto?

Ho scelto i pezzi che mi piacevano di più unitamente al fatto che avendo Maurizio Solieri come ospite, perché aveva suonato anche sui dischi originali, ho messo in scaletta tutti i brani che aveva suonato lui, che comunque sono tra i più belli. Poi, ho scelto i pezzi più veloci, più entertaining con qualche mid tempo e un paio di lenti. Ho cercato di dare un andamento sinusoidale all’intero concerto.

Il concerto avrà un’atmosfera più nostalgica o pensi che sarà anche un modo per guardare avanti verso il futuro della tua carriera?

Non avrà niente di nostalgico. Questi pezzi sono di oggi. Con la rimasterizzazione, ho tolto quegli elementi sonori tipici del tempo (rullantone ed effettistica a manetta). Ma eravamo già talmente avanti che tolto quelli, sembrano due album prodotti oggi. Sono l’ultimo scalino verso il nuovo album che uscirà nel 2025 e che dirà qualcosa di nuovo nel panorama Rock italiano.

Un’ultima domanda: se potessi dare un consiglio alla Clara Moroni degli anni ’90, quale sarebbe?

Fidati solo del tuo istinto, perché ha sempre ragione. Adesso ho imparato e lotto per le mie cose come una leonessa. Prima ero troppo giovane e mi fidavo troppo.

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