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Il Metal estremo benedice Roma: Batushka, Vltimas e God Dethroned al Traffic Club

Sabato 5 ottobre 2024, il Traffic Club di Roma è diventato un’oscura cattedrale metal, ospitando una serata che non è stata solo un concerto, ma un vero e proprio rituale. La line-up prometteva una notte memorabile: l’ortodossia dei Batushka, con la loro liturgia di violenza e devozione, erano preceduti sul palco prima dai death metaller olandesi God Dethroned e poi dagli iconici Vltimas, capitanati dall’inossidabile Dave Vincent, già leader dei Morbid Angel.

L’atmosfera si è scaldata fin dai primi momenti, con un pubblico pronto a farsi travolgere da un’esibizione che prometteva di essere esplosiva. E così è stato.

God Dethroned: La Guerra e il Caos.

Ad aprire le danze, dopo il breve ma intenso live dei nostrani black-metaller Ater, sono stati i grandi God Dethroned, veterani olandesi che dal 1991 diffondono il verbo del death metal in giro per il mondo. La formazione attuale vede ancora Henri Sattler alla voce e chitarra, a cui si sono uniti Jeroen Pomper al basso, Mike Ferguson all’altra chitarra, e Frank Schilperoort alla batteria. I God Dethroned hanno portato sul palco un set che è sembrato scolpito nel granito, una macchina da guerra ben oliata e pronta a devastare.

La dirompente versione live di ‘Serpent King’ è stata come un bombardamento. Il brano, preso dall’album The Christhunt, ha sfondato il silenzio della notte con riff taglienti e blast beat micidiali. Il tema della guerra, onnipresente nei testi della band, ha assunto un’aura particolarmente sinistra su ‘The Hanged Man’ e ‘Illuminati’, pezzi che hanno trasportato il pubblico nei campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, un terreno che Sattler e soci conoscono bene e che dominano con precisione chirurgica.

Momento Saliente: La chiusura con ‘The Judas Paradox’ è stata come un colpo di grazia. Henri Sattler ha salutato il pubblico come un generale che ha appena compiuto una strage, lasciando dietro di sé solo macerie sonore e animi inquieti.

Vltimas: L’Inferno di Dave Vincent.

Il cambio palco segna la classica quiete prima della tempesta, con l’aria che si  è caricata di una tensione quasi palpabile… Ecco il turno degli Vltimas, il supergruppo che riunisce tre giganti del metal radicale: Dave Vincent alla voce, Blasphemer (ex-Mayhem) alla chitarra, e Flo Mounier dei Cryptopsy alla batteria. Una combinazione letale di talento che ha portato sul palco un sound che mescola black, death e brutal metal in una miscela esplosiva.

Divincolandosi tra i brani dell’esordio ‘Something Wicked Marches In’ e del recente ‘Epic’, l’assalto frontale è una dichiarazione di guerra dal primo all’ultimo accordo. La voce di Vincent, cavernosa e brutale, ha evocato gli abissi mentre Blasphemer scagliava riff come se piovessero lapilli, con un sound che riecheggia nientemeno che i Nefilim di Carl McCoy (il look “Western-goth” di Vincent ne segna un’ulteriore prova) del periodo in cui uscì ‘Zoon’, album del ’94 difatti prossimo a sonorità death-metal in chiave dark e industrial. È difficile scegliere un solo momento culminante, ma ‘Praevalidus’ ha gettato il pubblico in un vortice oscuro, mentre ‘Mephisto Manifesto’ è stato un viaggio negli angoli più nascosti dell’inferno.

Momento Saliente: Vincent, con la sua voce ruggente e il suo carisma da frontman navigato, ha preso il controllo della sala, evocando atmosfere infernali. ‘Last Ones Alive Win Nothing’ è stata quasi una dichiarazione esistenziale, un memento mori declamato a colpi di batteria e chitarre distorte. Flo Mounier alla batteria è stato semplicemente inarrestabile: una tempesta umana che ha scosso ogni angolo del club.

Batushka: La Liturgia del Male

Il punto culminante della serata, però, è stato senza dubbio l’arrivo dei Batushka. La band, nota per il suo sound che fonde il black metal con elementi della liturgia ortodossa, ha creato un’atmosfera surreale, quasi trascendentale. Sul palco, l’attuale formazione guidata da Bartłomiej Krysiuk è stata completata da Maciej Kowalski alla chitarra, Damian Krawczyk al basso, Tomasz Kaprzycki alla batteria e Artur Rumiński alle tastiere. Con abiti monacali e candele che illuminavano appena i loro volti incappucciati, i Batushka hanno trasformato il Traffic Club in una sorta di cattedrale del male.

Sin dai primi rintocchi, la band polacca ha trasportato immediatamente il pubblico in un mondo oscuro, in cui la sacralità si fonde con la brutalità. Le preghiere cantate in slavo antico si sono alternate a urla gutturali, creando un contrasto che ha risuonato nell’anima degli spettatori. È stato un rito che ha toccato corde profonde, una celebrazione del divino e del profano insieme.

Con l’alternarsi dei brani, tra campionamenti di canti densi di religiosità ancestrale ed esplosione black metal avvolgenti, ci si è immersi in un’illuminazione soffusa e nei richiami visivi all’iconografia religiosa, elementi che caratterizzano profondamente l’estetica del gruppo. La formazione ha presentato una scaletta che spaziava tra i brani più iconici e nuove composizioni più recenti, che hanno mostrato la loro continua evoluzione musicale.

La performance è stata caratterizzata da una straordinaria sinergia tra i membri della band. Le chitarre potenti e le percussioni incalzanti si sono fuse con i cori gregoriani, creando un’atmosfera quasi trascendente. L’uso di strumenti tradizionali, come la tromba e il tamburo, ha arricchito il suono, portando il pubblico in un viaggio sonoro che oscillava tra il sacro e ovviamente il profano.

Un momento particolarmente toccante è stato l’esecuzione di “Yekteniya I”, dove la combinazione di melodia e ritmi incalzanti ha fatto vibrare le pareti del locale. Il pubblico, completamente rapito, ha partecipato con entusiasmo, creando un legame unico tra band e spettatori.

Un’altra nota di merito va alla scenografia: il palco era decorato con candele e simboli religiosi, rafforzando ulteriormente l’atmosfera mistica. I membri della band, vestiti con abiti tradizionali, hanno aggiunto un tocco di autenticità che ha reso il tutto ancora più coinvolgente.

In conclusione, l’esibizione dei Batushka di ottobre 2024 è stata un’esperienza fuori dal tempo, in grado di catturare e trasportare il pubblico in una dimensione parallela. Con una combinazione di potenza, spiritualità e una maestria musicale ineguagliabile, la band ha dimostrato ancora una volta di essere una delle realtà più affascinanti della scena metal contemporanea.

Il concerto al Traffic Club non è stato solo un evento musicale, ma un’esperienza multisensoriale che ha esplorato temi di guerra, morte e spiritualità in modi diversi. I God Dethroned hanno scatenato il caos bellico, Gli Vltimas hanno evocato l’inferno, e i Batushka hanno celebrato una liturgia oscura che ha lasciato il pubblico in uno stato di trance. Tre band, tre mondi, una sola notte che resterà impressa a lungo nella memoria degli appassionati.

Questa non è stata una semplice notte di metal. È stata una notte in cui la musica ha sfondato le porte dell’inferno e ha portato sul palco un pezzo d’eternità.

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