Era l’ottavo album per la band britannica, arrivato di sicuro in quello che era il loro momento migliore, erano creativi e coesi e in uno stato di grazia incredibile.
David Gilmour disse: “cercavamo la nostra strada volevamo continuare a sperimentare ma desideravamo anche restare melodici, era una bella lotta”
Le canzoni, con i testi scritti in soli 7 giorni da Roger Waters, vennero testate durante alcuni concerti all’inizio del 1972, quale miglior modo di capire cosa funzionava e cosa no.
Nel Maggio di quell’anno, si ritrovarono negli Abbey Road Studios di Londra per dare vita ufficialmente a quel progetto, al loro fianco anche Alan Parsons, che venne pagato 35 sterline a settimana. La voglia di creare un disco potente, li portò a remare tutti nello stesso senso, lo stesso Waters raccontò:
“l’album parla delle pressioni a cui ti sottopone l’esistenza, parla di forze che ti spingono in una direzione piuttosto che in un’altra, verso l’avidità o l’empatia, ma anche alla morte o alla pazzia, ho cercato di raccontarla in maniera semplice e diretta”.
La copertina dell’album è opera dello studio Hipgnosis di Storm Thorgerson, Richard Wright disse: “volevo un’immagine che fosse semplice e stupefacente, semplice e audace allo stesso tempo, il prisma ci mise tutti d’accordo, rendeva il disco immediatamente riconoscibile.
Il disco uscì negli Stati Uniti il 1 Marzo 1973, in pochissimo tempo arrivò in vetta alla classifica, trainato dal successo del singolo “Money” (che venne pubblicato solo per il mercato USA).
Si stima abbia venduto oltre 50 milioni di copie in tutto, ad oggi resta una delle opere più potenti della storia della musica.
Ad oggi detiene ancora il record di presenze nella Hot 200 statunitense, ben 741 settimane consecutive.
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