“Guardate com’è rossa la sua bocca” è un omaggio ai 50 anni di carriera di Angelo Branduardi, realizzato con maestria e dedizione da Fabio Cinti e Alessandro Russo. Il disco si distingue per un’interpretazione affascinante delle canzoni iconiche di Branduardi, presentando una prospettiva unica che unisce il pianoforte e la voce in un connubio magico.
Il viaggio attraverso l’album rivela una selezione di brani attentamente scelti e reinterpretati con sensibilità artistica.
“Il dono del cervo” inizia l’esperienza musicale, mantenendo l’essenza iconica della canzone e aggiungendo nuove sfumature attraverso un taglio fresco e una maggiore concentrazione sul pianoforte e la voce.
“Fou de love” affronta l’arduo compito di mantenere l’originale miscuglio di lingue e dialetti, senza perdere l’emozione e la disperazione d’amore che permea la canzone. La breve introduzione tratta da un concerto di Branduardi aggiunge un tocco autentico e risonante.
“Sotto il tiglio” rappresenta un altro momento memorabile dell’album, con una rielaborazione funzionale per pianoforte e voce. La concentrazione delle melodie nell’ultima parte della canzone contribuisce a creare un’esperienza intensa e coinvolgente.
“Luna” trasporta l’ascoltatore in un mondo dolce e misterioso, catturando l’atmosfera enigmatica del brano originale. L’introduzione pianistica, la sovrapposizione di voci e la ricerca di intimità nella seconda strofa sono elementi distintivi di un’interpretazione accurata.
“Casanova” sottolinea la bellezza nella semplicità, mantenendo la struttura originale e concentrando l’attenzione sulla dolcezza dell’interpretazione. La canzone rivela la complessità di Giacomo Casanova, evidenziata attraverso una scrittura musicale elegante ed efficace.
“Confessioni di un malandrino” si distingue per la sua complessità armonica e testuale, con un omaggio sottile a Bach nell’arrangiamento pianistico. L’interpretazione vocale si dimostra rispettosa e attenta, consentendo al testo di fluire senza invadenze.
“La volpe” cattura l’essenza misteriosa della natura, con un incastro progressivo e poliritmico che sottolinea il movimento. Le voci sovrapposte dall’inizio alla fine contribuiscono a creare un’atmosfera avvolgente.
“Alla fiera dell’est” costituisce una sfida unica, affrontata con un approccio più libero all’arrangiamento. L’uso del coro al posto degli strumenti aggiunge una nuova dimensione al brano, creando un finale ricco e avvincente.