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Gli Xiu Xiu fanno sold out al Monk Club di Roma

Foto di Tommaso Notarangelo

Report di Fabio Babini

 

Sperimentazione, intensità e una forte impronta percussiva

Il 13 febbraio 2025 è stato un appuntamento da non perdere per gli amanti della musica sperimentale e delle sonorità fuori dai confini del mainstream. Il Monk Club di Roma, una delle location più apprezzate della capitale per concerti di qualità, ha ospitato un evento che ha registrato il tutto esaurito: gli Xiu Xiu, la band americana guidata dal carismatico Jamie Stewart, si sono esibiti in una performance straordinaria che ha travolto il pubblico con la sua intensità e la sua esplorazione sonora unica.

La serata, dal punto di vista musicale, ha riservato molte sorprese, non solo per la scelta di un set ridotto, ma anche per l’impronta fortemente percussiva che ha caratterizzato l’intero concerto. In una formazione in trio, gli Xiu Xiu hanno dimostrato ancora una volta la loro straordinaria capacità di reinventarsi, portando sul palco un sound che ha messo al centro il ritmo e la potenza delle percussioni, senza mai perdere la loro essenza emotiva e sperimentale.

La forza del trio e la centralità delle percussioni

A differenza delle formazioni più ampie a cui la band ci aveva abituato in passato, la performance di Roma ha visto gli Xiu Xiu in una veste più intima, ma non meno potente. Il trio, composto da Jamie Stewart alla voce e ai sintetizzatori, Angela Seo ai synth e alle percussioni e dal batterista David Kendrick (con un passato notevole a percuotere le pelli per i Devo e con gli Sparks), ha costruito un muro sonoro che ha fatto vibrare le mura del Monk Club fin dal primo secondo. La mancanza di una sezione di basso tradizionale è stata compensata dalla forza di una batteria che, assieme a una sezione percussiva insolita, ha dato vita a un sound ruvido e ipnotico, capace di travolgere il pubblico e di creare una sensazione di continuo movimento, come un flusso inarrestabile di energia.

In effetti, è stato proprio il ritmo a dominare la scena. La sezione ritmica, con percussioni che alternavano momenti di tranquillità a esplosioni nervose e dissonanti, ha reso ogni brano una sorta di viaggio sonoro, alternando atmosfere cupe e inquietanti a fasi più euforiche e potenti. Questo approccio ha donato nuova linfa a brani già conosciuti, rendendoli freschi e sorprendenti, e ha permesso a Stewart di giocare con la propria voce in modo ancora più espressivo e incisivo. La sua capacità di passare da sussurri delicati a urla catartiche è stata esaltata dalla solidità e dalla variabilità del supporto ritmico.

Un viaggio tra brani iconici e il nuovo album

La scaletta della serata ha spaziato attraverso i periodi più diversi della carriera della band, offrendo un mix perfetto tra il repertorio più recente – ovvero dal nuovo lavoro dal titolo chilometrico e bizzarro 13″ Frank Beltrame Italian Stiletto with Bison Horn Grips – e i pezzi che hanno definito il loro sound. Il concerto è iniziato con la potente The Silver Platter, che ha subito dato il tono: un inizio denso e carico di tensione, con le percussioni che hanno preso il centro della scena, preparando il pubblico a un’esperienza che avrebbe sfidato ogni aspettativa.

Un altro momento particolarmente apprezzato è stato l’esecuzione di Sleep Blvd., un brano che ha visto un’intensa interazione tra sintetizzatori e batteria, dove le percussioni hanno creato una base pulsante, mentre la voce di Stewart ha reso la canzone ancora più struggente e avvolgente. Blacks, con il suo ritmo sincopato e il suo testo inquietante, ha saputo trascinare il pubblico in un’atmosfera di grande intensità, in cui ogni suono sembrava minacciare di esplodere.

Il concerto ha continuato con brani storici come It Comes Out as a Joke, che ha mostrato il lato più crudo della band, e Suha, che ha portato una ventata di tensione nervosa, con Stewart che sembrava comunicare una lotta interiore attraverso la sua performance vocale. Gray Death e Jenny GoGo hanno avuto un impatto particolare, con la loro energia aggressiva e il suono dinamico, che ha messo ancora una volta in evidenza l’approccio percussivo dominante della serata.

Wig Master Arp Omni sono stati brani che hanno permesso alla band di sperimentare con suoni più elettronici, ma anche in questi passaggi il ritmo è rimasto fondamentale, creando un continuo contrasto tra suoni sintetici e il battito pulsante delle percussioni. L’intensità emotiva della serata è stata poi toccata da pezzi come T.D.F.T.W., che ha portato il pubblico verso un crescendo emozionale, e The Real Chaos Cha Cha Cha, un brano che, con la sua irriverente irregolarità ritmica, ha confermato la natura imprevedibile e sfuggente del suono degli Xiu Xiu.

La parte finale del concerto ha visto l’esecuzione di Sad Pony Guerrilla Girl e Common Loon, brani che hanno permesso alla band di esplorare sfumature più delicate e melanconiche, per poi chiudere con il drammatico Veneficium, che ha toccato le corde più profonde del pubblico.

Un finale sospeso e toccante: Fabulous Muscles

Il concerto si è concluso con una performance particolarmente emozionante e intima. Jamie Stewart, da solo sul palco, ha eseguito una versione acustica e commovente di Fabulous Muscles, uno dei brani più amati della band. La sua voce, accompagnata solo dalla chitarra, ha creato un momento di grande intimità che ha saputo rapire il pubblico, che, silenzioso, ha seguito ogni nota con grande attenzione. L’interpretazione solitaria di Stewart ha aggiunto un’ulteriore dimensione emotiva alla serata, lasciando il pubblico con un sentimento di catarsi e riflessione.

Il concerto degli Xiu Xiu al Monk Club di Roma è stato un successo indiscusso, una dimostrazione della potenza della band nel trasmettere emozioni intense e complesse attraverso la musica, come al solito evitando di riproporre la copia fedele dei loro brani in studio (anche per i palesi limiti tecnici della band, più volte esplicitati dallo stesso Stewart) Il sold out della serata ha confermato la fedeltà dei fan romani e il crescente interesse nei confronti della band, che continua a spingersi oltre i confini della sperimentazione. 

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