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Generazione Alternativa di Luca De Gennaro

Da qualche settimana, è arrivato in libreria per Rizzoli/Lizard, il nuovo libro firmato dal DJ, giornalista e critico musicale Luca De Gennaro.

Si intitola Generazione Alternativa 1991-1995 ed è un viaggio temporale, attraverso i 5 anni che hanno trasformato il modo di ascoltare la musica.

Come racconta lo stesso Luca durante le tappe di presentazione del libro, è troppo complicato parlare di un periodo più lungo di cinque anni.

Il precedente Pop Life aveva affrontato gli anni d’oro del Pop, quelli dal 1982 al 1986.

In quel limbo di tempo, tra il 1986 e il 1990, il pop si stava crogiolando sugli allori e in vetta alle classifiche arrivavano artisti che cavalcavano l’onda lanciata da artisti come Michael Jackson, Prince, Madonna e Wham.

All’inizio degli anni 90 però, qualcosa stava cambiando.

Era cambiato il modo di fruire la musica, erano sempre di più i ragazzi che andavano a cercare musica diversa da ascoltare.

Molto lo dice il sottotitolo del libro, ovvero “Come la musica underground ha conquistato le classifiche e rivoluzionato il mercato“.

Ad inizio anni ’90 era arrivata la techno, erano tantissimi i ragazzi che volevano ritrovarsi per ballare questa musica ma i locali erano troppo piccoli, così nacquero i rave party.

Per molti dei veri e propri assembramenti illegali capaci di mettere insieme migliaia di adepti (se così li vogliamo chiamare), amanti del volume a palla e delle luci strobo.

Ma il 1991 è anche l’anno in cui è arrivato Nevermind, il secondo album dei Nirvana.

Se nelle classifiche del 1990 ai primi posti c’era la musica (tra virgolette) rassicurante di Mariah Carey, New Kids On The Block e Phil Collins, l’anno successivo il pubblico premiò suoni più scuri e sporchi.

Era il momento di cambiare registro e Metallica, Nirvana e Pearl Jam scalarono le classifiche.

Della vecchia guardia erano rimasti i soli Guns ‘N’ Roses, che nel 1992 passarono anche dall’Italia.

Io come Luca ero al concerto dello Stadio Delle Alpi a Torino quel 27 Giugno, loro ci avevano già visto lungo perchè ad aprire il concerto furono Faith No More e Soundgarden.

Nell’incontro torinese all’Off Topic, ha raccontato un aneddoto legato a quello show.

Il discografico che seguiva la band statunitense, invitò un po’ di giornalisti e deejay presenti, a scendere nella saletta della tribuna dello stadio, dove gli avrebbero consegnato il disco d’oro.

Gli invitati chiesero cosa dovessero fare una volta scesi, la risposta fu:

nulla, bevetevi qualcosa e smangiucchiate, non dovete considerarli più di tanto“.

La band arrivò, ritirò il premio ma nessuno se li filò.

Anni dopo, quando ha incontrato Duff McKagan gli ha ricordato che era presente alla consegna del premio, lui per tutta risposta gli disse:

non ho mai capito perchè non ci avesse cagato nessuno“.

Tra le altre cose che ha raccontato durante l’incontro, moderato dal vice direttore de La Stampa Marco Zatterin, la nascita delle posse da nord a sud, con il ritorno a cantare in dialetto e i luoghi che gli artisti Hip Hop sceglievano quando passavano in Italia.

I De La Soul quando passavano da Torino ad esempio, facevano tappa fissa al El Paso

Proprio nei centri sociali questa musica è cresciuta e si è evoluta, passando da Milano, Bologna e dal Salento.

Dopo la morte di Kurt Cobain, il Grunge andò a scemare e dall’Inghilterra arrivarono il Brit-Pop, l’Acid Jazz e Trip Hop.

Le classifiche vennero stravolte dalla rivalità tra Blur e Oasis e la Alternative Generation, come la chiamava Perry Farrell il leader dei Jane’s Addiction e inventore del Lollapaloosa, fece capire che il pubblico era diventato trasversale.

Poteva ascoltare allo stesso tempo i Nirvana e amare i Massive Attack o Galliano.

A Torino con Luca c’era anche una parte dei Subsonica, rappresentati da Max Casacci, Samuel e Ninja.

Anche loro hanno raccontato quegli anni che hanno contribuito a far nascere questo gruppo, che a Gennaio ha pubblicato il decimo album.

Max con la sua esperienza legata agli Africa Unite, Samuel e Ninja che si cibarono di cassa in quattro durante le serate alternative che abbondavano in città.

Se volete saperne di più su quei cinque anni, compratevi il libro perché ne vale la pena.

 

 

 

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