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Erisu: il potere delle Dee in “Heavy Goddesses”

Nel panorama musicale italiano emergono le ERISU, un gruppo fondato nel 2020 e composto da quattro artiste che esplorano una vasta gamma di generi alternativi, tra cui il progressive-rock e il doom/stoner. Distinguendosi come il primo gruppo al mondo ad utilizzare l’antico sumero all’interno dei propri brani, le ERISU creano un ponte tra passato e presente, fondendo influenze antiche con il rock contemporaneo.

Le loro performance sono esperienze multisensoriali che combinano musica rock, danze rituali ed elementi teatrali. Il simbolismo profondo che caratterizza le loro esibizioni richiama temi di sacralità femminile e matriarcato, offrendo al pubblico una fusione unica tra le antiche influenze sumere e mediorientali, e le sonorità moderne.

Con il loro nuovo album, “Heavy Goddesses”, le ERISU si immergono ancora più profondamente in queste tematiche, presentando un concept album che attraversa dieci brani, ognuno ispirato ad una divinità femminile ancestrale. L’album vede la partecipazione di importanti esponenti della scena rock e metal, tra cui Steve Sylvester dei Death SS e Andy Panigada dei Bulldozer, che hanno contribuito come autori e musicisti. Altri membri dei Death SS sono stati coinvolti nelle sessioni di registrazione, arricchendo ulteriormente la qualità sonora del progetto.

Il successo ottenuto alle finali nazionali di Sanremo Rock nel 2024 con un brano tratto da questo album testimonia l’impatto che le ERISU stanno avendo sulla scena musicale italiana. “Heavy Goddesses” è un viaggio che merita di essere intrapreso dall’inizio alla fine, un lavoro discografico che invita l’ascoltatore a immergersi completamente nel mondo mistico e potente delle dee.

 

“Heavy Goddesses” è un viaggio sonoro attraverso miti, leggende e profondi simbolismi. L’album omaggia le radici del rock e dell’heavy metal classico, ispirandosi alle opere teatrali musicali degli anni ’70 e ’80, ma lo fa con un approccio moderno e innovativo.

Il viaggio inizia con un inno potente alla dea “Eris”. La traccia, scritta in collaborazione con Steve Sylvester e Andy Panigada, è un perfetto equilibrio tra aggressività e delicatezza. Le ERISU sperimentano armonizzazioni vocali estreme e introducono il canto lirico su una base rock metal intensa. La partecipazione dei membri dei Death SS alla base musicale conferisce al brano una profondità sonora notevole. “Eris” è una dichiarazione d’intenti, un’apertura che prepara l’ascoltatore al viaggio che seguirà.

Con un richiamo energico agli anni ’80, “Witches Of Chaos” è una traccia hard rock che non concede pause. Gli assoli infiammanti e le parti vocali potenti esprimono una dimensione animale e istintiva delle ERISU. Il testo è un inno al caos e all’anarchia, un’affermazione dell’inarrestabile forza della band contro le costrizioni del mondo. La collaborazione con Steve Sylvester si sente nella carica e nell’energia che permeano tutto il brano.

Entrando nella sfera più mistica dell’album, questa traccia è cantata interamente in sumero, rafforzando il legame con le radici ancestrali. “The Mighty Walls of Uruk” si presenta come una litania dolce, arricchita da armonizzazioni peculiari e incorniciata nel belcanto. La scelta dell’idioma sumero non è casuale: rappresenta il desiderio di connettersi all’origine comune dei popoli. La base strumentale, con influenze folk norrene, sottolinea la fusione culturale che le ERISU portano nella loro musica.

“Reckless” è un brano energico che mette in luce lo spirito progressista della band. Il testo esprime il desiderio di liberazione dalle catene imposte dalla società, per tornare al pianeta natale Nibiru, simbolo di libertà e pace interiore. La vocalità è dinamica e versatile, passando da melodie armoniose a grida liberatorie. Il rap/preghiera finale alla dea Eris è un momento culminante che esprime la necessità di aiuto per sfuggire alla prigionia.

“Ishtar” è un viaggio introspettivo che scava nell’animo e nella terra. Ispirato al mito della discesa della dea Ishtar agli inferi, il brano si sviluppa su un ritornello ipnotico, creando un loop spiralico che trascina l’ascoltatore verso una profondità emotiva. Le influenze del prog rock/metal degli anni ’80 e ’90 sono evidenti, e le melodie arcane si intrecciano con chitarre e tastiere ipnotiche. Le complesse armonie vocali, marchio di fabbrica delle ERISU, rendono il brano denso e inebriante.

Non una semplice cover, ma un arrangiamento speciale del brano dei Death SS. “Let The Sabbath Begin” è un richiamo alle entità oscure per partecipare al sabba della dea Eris. Le voci alternano sezioni rock incitanti a corali con sfumature gregoriane, creando un’atmosfera esoterica e avvolgente. Questo brano celebra il femminino sacro e l’occulto, fondendo le voci delle ERISU con la musica dei Death SS in un sortilegio musicale unico.

Un’immersione totale in una dimensione incantata. Il canto iniziale, soave e ammaliante, guida l’ascoltatore in un rituale notturno. Voci in sumero, talvolta riprodotte all’inverso, aggiungono un tocco mistico. Le diverse tecniche vocali si fondono nei ritornelli avvincenti, culminando in un finale clamoroso. “The New Kumari” invita a prendere la mano delle ERISU e seguirle in un viaggio di rinascita sotto la luna piena.

Forse il brano più potente dell’album, “Inanna Rising” mescola ritmi punk asincroni, rap aggressivi e cantati liberatori. È un grido alla dea Inanna, con riferimenti al mito nel testo. Le voci alternano aggressività e belcanto, rappresentando la chiamata e la risposta tra le seguaci e la divinità. La base strumentale mantiene un’energia costante, sostenendo l’intensità vocale.

“The Bodily Hidden Treasure in The Flesh of Eris” è una traccia riflessiva dove l’inglese e il sumero si fondono in un unico idioma. Su uno sfondo strumentale mistico, arricchito da strumenti del folklore asiatico, le voci dialogano in un gioco di eco e risposte. Le armonizzazioni creano un’atmosfera contemplativa, esplorando temi di fede, conoscenza e dualità tra ombra e luce. Il brano cresce gradualmente, intensificandosi fino al solo di chitarra che guida verso la conclusione.

A chiudere l’album, “Lady Of Babylon” una sensuale reinterpretazione del brano dei Death SS, arricchita dalla partecipazione vocale di Steve Sylvester. La voce graffiante di Sylvester si fonde con il muro sonoro femminile delle ERISU, creando un dialogo intenso e avvolgente. Le sfumature arabeggianti dei synth e le scale orientali si sposano perfettamente con le influenze della band, offrendo un epilogo perfetto e senza tempo.

“Heavy Goddesses” è un’esperienza sonora e culturale che unisce passato e presente, mito e realtà. Le ERISU dimostrano una forte identità artistica, capaci di omaggiare le radici del rock e dell’heavy metal classico, mantenendo al contempo una freschezza contemporanea. Le collaborazioni con figure di spicco come Steve Sylvester e Andy Panigada arricchiscono ulteriormente il progetto, portando profondità e autenticità.

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