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Die Antwoord il concerto di Roma

Se c’è una cosa che i Die Antwoord sanno fare, è sconvolgere, affascinare e trasportare il pubblico in un’altra dimensione, e anche stasera, come si dice in gergo, non hanno fatto prigionieri. 

Ma andiamo con ordine.

Prima di tutto, parliamo della location: la Cavea di Roma. L’anfiteatro è sembrato il palcoscenico perfetto – anche se all’apparenza distante dalla tipologia di club che ci si aspetterebbe consono alle loro hit impazzite e dense di “cafonaggine” anni ’90 di ritorno – per la crew sudafricana. L’acustica eccellente e la cornice storica hanno conferito al concerto un’aura di epicità che ha preparato il terreno per quello che stava per succedere.

Dopo il consueto dj-set apripista, in bilico tra techno un sparata e classiconi rock tamarri di Rammstein e System Of A Down, il fumo sale (in tutti i sensi), creando un’attesa spasmodica tra un pubblico a dir poco eterogeneo, tra metallari coi lustrini, punk wannabe, rapper improvvisati, intellettuali in libera uscita e ovviamente una pletora di coatti in canotta o t-shirt sportiva, arrivati all’evento già belli carichi, per così dire. 

Diciamo quindi un mix eclettico di fan di lunga data, curiosi e alcuni che sembravano capitati lì quasi per caso, ma che presto si sono trovati a ballare e urlare come se fossero stati seguaci dei Die Antwoord da sempre.

Quando Ninja e Yo-Landi Vi$$er sono saliti sul palco, l’atmosfera si è subito infiammata. Ninja, con il suo look da guerriero post-apocalittico, e Yo-Landi, con la sua voce stridula e il suo look da fatina cyberpunk, erano l’incarnazione stessa dell’anticonformismo del terzo millennio. 

Il concerto è iniziato col doppio botto a suon di ‘Fatty Boom Boom’ e subito dopo ‘Daddy’, ormai classici che hanno immediatamente fatto saltare tutti in piedi. La potenza dei bassi faceva vibrare non solo il pavimento ma anche le costole, e la voce di Yo-Landi ha tagliato l’aria come una lama affilata. 

Già dopo questo primo brano, era chiaro che questa non sarebbe stata una serata qualsiasi.

Ironico pensare che, solo pochi anni fa, i Die Antwoord erano considerati un fenomeno di nicchia, una sorta di esperimento musicale bizzarro. Oggi, riempiono arene e conquistano nuovi fan a ogni concerto. Durante la performance di ‘I Fink U Freeky’, la Cavea sembrava trasformarsi in un gigantesco rave, con luci stroboscopiche e visual psichedeliche che avrebbero fatto impallidire anche il più esigente dei clubber.

La scaletta ha alternato brani dirompenti come ‘Pitbull Terrier’ e ‘Ugly Boy’ a momenti più intimi, se così si possono definire nel contesto di un concerto dei Die Antwoord. Durante ‘Rich Bitch’, Yo-Landi ha mostrato una sorprendente vulnerabilità che ha aggiunto una nuova dimensione al personaggio che tutti conosciamo. In quel momento, anche i più scettici si sono lasciati andare, con un mio vicino che, in piedi sulla seggiola, urlava a mano tesa a un suo amico: “Ah zì, stì bastardi lo sanno ffá er lavoro loro, eh!”. 

Non avrei saputo dirlo in modo più convincente.

Non possiamo non menzionare l’aspetto visuale dello show. I costumi, le coreografie, le proiezioni: tutto era pensato per creare un’esperienza immersiva e totalizzante. E poi, come dimenticare il momento in cui Ninja ha deciso di fare stage diving, lanciandosi sul pubblico con la grazia di un elefante in un negozio di porcellane, ma con un carisma che ha fatto esplodere di entusiasmo l’intera Cavea.

C’è stato anche spazio per l’ironia. Tra una canzone e l’altra, Ninja e Yo-Landi si sono lasciati andare a siparietti divertenti e commenti pungenti sulla cultura pop, sulla politica e, naturalmente, su loro stessi. È stato come assistere a una performance “teatrale”, dove la musica era solo uno degli elementi di uno spettacolo molto più ampio e complesso, quasi fossero dei fescennini in orbita dance e hip-hop.

Quando il concerto è giunto al termine con ‘Enter The Ninja’, il pubblico si è lanciato per un’ultima danza scordinata e incontrollabile. La sensazione generale era quella di aver partecipato a qualcosa (a suo modo) di unico, un’esperienza che difficilmente potrà essere replicata. Mentre ci si allontana dalla Cavea, tra risate e commenti entusiasti, è parso palese a tutti i convenuti che i Die Antwoord avevano fatto centro, ancora una volta.

In conclusione, il concerto capitolino dei Die Antwoord alla Cavea è stato un vortice di suoni, battiti, melodie a presa rapida, visual e pura energia. Un evento che ha confermato la loro capacità di reinventarsi e di sorprendere il pubblico, anche dopo anni di carriera.

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