I Deerhoof tornano a suonare dalle nostre parti dopo oltre quindici anni, periodo in cui non solo la band californiana non ha mai smesso di calcare i palchi di mezzo mondo, ma soprattutto ha continuato a incidere album con una frequenza davvero invidiabile, che li ha portati progressivamente ad allontanarsi da un certo “do it yourself” comunque di qualità, per giungere con gli ultimi dischi a delle produzioni sempre più professionali.
Con un certo stupore, contando anche che parliamo di una data infrasettimanale, l’affluenza di pubblico è stata ragguardevole, almeno considerando le aspettative per un nome così di nicchia, e davvero un’esperienza sonora straordinaria, che ha trascinato i convenuti in un viaggio sonoro avvincente e sperimentale. La performance della band, con la formazione attuale che composta da Satomi Matsuzaki alla voce e basso, John Dieterich e Ed Rodriguez alle chitarre, e lo spassoso Greg Saunier alla batteria – che tra un brano e l’altro ci ha deliziato con momenti da stand up comedy surreali – ha dimostrato un livello eccezionale di virtuosismo e intesa musicale.
La serata ha preso il via con le deflagranti esecuzioni di ‘Paradise Girls’ e ‘Dummy Discards a Card’, brani che hanno immediatamente catturato l’attenzione dei presenti con la sua fusione di elementi noise-rock e sperimentazioni ritmiche. L’energia trascinante della band è stata costante durante l’intero concerto, mantenendo gli spettatori coinvolti ed entusiasti.
La varietà di stili musicali esplorati dai Deerhoof è stata evidente attraverso la selezione di brani, un flusso continuo ad ampio raggio in quasi trent’anni ormai di storia alle spalle, da episodi più che consolidati fino al materiale più recente dell’ultimo lavoro ‘Miracle Level’. Istrionici, sfuggenti e puntigliosi al tempo stesso, i Deerhoof giocano con stili e citazioni (tra cui la celebre sigla della Supercar di David Hasselhoff!), in costante equilibrio tra kraut, noise ed indie-rock deviato, in una coltre di suono che potremmo immaginare come un melting pot a base di Can, Sonic Youth, Melt Banana, Trumans Water o i primi Bongwater, offrendo anche dei rari momenti di quiete, con la voce di Matsuzaki che si staglia delicatamente su melodie cangianti e irrefrenabili, con titoli quali ‘The Magnificient Bird Will Rise’ e ‘We Do Parties’, mentre ‘Momenary Art Of Soul!’ ha fatto vibrare il pubblico con la sua carica elettrica e ritmica.
Le abilità strumentali dei membri della band sono state in piena mostra, con le chitarre che si inseguivano in intricati giochi armonici, accompagnate da una batteria minimale a vedersi ma sempre complessa e ben calibrata. La presenza scenica di Matsuzaki è stata affascinante, con la sua voce versatile che passava da dolci tonalità a momenti più intensi, mantenendo sempre un contatto viscerale con il tessuto dei brani.
Il concerto ha raggiunto forse il suo apice sia con l’esecuzione di “I Will Spite Survive”, un brano che ha incanalato l’energia istrionica della band in un momento di catarsi collettiva, sia con l’encore conclusivo dei due brani dai titoli allucinanti quali ‘BeUnbarred, o Ye Gates of Hell’ e ‘Damaged Eyes Squinting Into The Beautiful Overhot Sun’, dove è emersa nuovamente l’interazione con il pubblico, calorosa e autentica, evidenziando la palese connessione speciale tra i Deerhoof e i loro fan.