Il 20 luglio nelle sale cinematografiche italiane, e non solo, è approdato l’attesissimo e chiacchierato film Barbie distribuito da Warner Bros Pictures.
Mia figlia quasi tredicenne (che non ha mai giocato con la famosa bambola) e io (che invece ci ho giocato tanto) abbiamo messo da parte i pregiudizi e siamo andate a vederlo. E vi dico solo che abbiamo dovuto cambiare 3 orari per trovare posto.
La biondissima (e bellissima) Margot Robbie interpreta “Barbie stereotipo”, cioè quella Barbie base che non rappresenta niente in particolare e che non fa niente di particolare, è semplicemente Barbie, bionda e perfetta che vive nel suo mondo perfetto.
Le vesti di Ken sono toccate a Ryan Gosling, altrettanto biondo e super palestrato, ma soprattutto divertente e strepitoso nella sua impeccabile interpretazione.
Nel mondo tutto rosa e molto pop di Barbieland, vive Barbie stereotipo insieme a tutte le altre Barbie. Vivono nelle loro ville, con le loro piscine e hanno sempre un sorriso smagliante. Sanno di essere delle bambole e sanno che le bambine giocano con loro nel mondo reale. Le varie Barbie possono fare tutto e possono diventare ciò che vogliono, per questo sono convinte di aver aiutato tantissime bambine a diventare donne di successo in tutti i campi.
Barbie e le sue amiche vivono giorni tutti felici, non c’è un giorno triste.
In questa vita perfetta c’è anche Ken (In realtà non uno solo, ma tanti). Un Ken che pende dalle labbra di Barbie, la quale ovviamente non ne vuole sapere. Un Ken che è solo di contorno.
Un giorno però succede qualcosa: in questo mondo perfetto si crea come una crepa. La perfezione di Barbie sta per scomparire. Barbie, seguita da Ken, allora parte alla volta del Mondo Reale per cercare di capire che cosa sta succedendo. Arrivati a destinazione i due scopriranno un mondo completamente diverso da quello che avevano immaginato. Un mondo in cui vige ancora il patriarcato, un mondo in cui le donne non hanno realizzato tutto ciò che volevano o sognavano e alle quali viene chiesto sempre tutto e il contrario di tutto.
La pellicola è diretta da Greta Gerwig, nome non da poco, ed è il primo adattamento cinematografico live-action delle famosissime bambole della Mattel.
Sicuramente un compito non facile quello di raccontare la bambola più famosa del Pianeta, icona nel bene o nel male del ventesimo secolo.
La Gerwig è riuscita a creare un film divertente, brillante e semplice, ma non semplicistico, anche se talvolta un po’ didascalico.
È riuscita a conciliare un compito arduo: raccontare la famosissima bambola ma senza far sì che tutto possa sembrare solo marketing e pubblicità; raccontare il mondo patinato di Barbie ma anche il suo desiderio di autodeterminazione. Mettere d’accordo le donne adulte nostalgiche che hanno giocato con Barbie e le ragazze di oggi più consapevoli che ne rifiutano l’idea della perfezione e tutto quello che ne comporta.
La Gerwig c’è riuscita grazie principalmente all’ironia, all’autoironia e al sarcasmo con cui viene raccontata la storia. Un film in cui Barbie viene celebrata ma anche criticata, seppur senza mai superare certi limiti (è pur sempre prodotto anche dalla Mattel).
Il film diventa quindi un modo per raccontare la nostra esistenza, la nostra società, il mondo reale. Un mondo tutt’altro che perfetto. Un mondo in cui anche Barbie può essere qualcos’altro.
Ma quindi il film è da vedere? Sì, perché la Gerwig è riuscita a creare esattamente quello che ci si aspetta da un film del genere.
Un tripudio di rosa, ma anche di altri colori pop, un mix tra film e musical, un Ken strepitoso che molto spesso ruba la scena a Barbie, una colonna sonora notevole.
Una narrazione non perfetta che però dentro a tutto il resto diventa un film spassoso in cui tra una risata e l’altra, vengono comunque toccati temi come il femminismo, la parità di genere, crisi esistenziali, il tutto tramite quell’occhio un po’ geniale della Gerwig.
Poteva spingersi oltre e superare certi limiti? Forse sì, ma probabilmente non sarebbe stata la stessa cosa.