C’è qualcosa di inafferrabile in “Blind Insight” degli Stomp Collision. Il disco non si limita a raccontare storie: le fa vivere sulla pelle dell’ascoltatore. Ogni brano è un’esperienza immersiva, un frammento di vita trasformato in suono.
Gli Stomp Collision sono un laboratorio democratico dell’alternative rock, un collettivo mosso dal desiderio di sperimentare, di dar vita a qualcosa di nuovo che, pur mantenendo un’anima sfacciatamente rock, abbraccia sempre la modernità, non rinunciando al gusto della scoperta di nuovi orizzonti musicali.
L’inizio è brutale con “Unfit for Life”, un pezzo che pulsa di tensione e caos, come se ogni strumento cercasse di emergere da un vortice di disillusione. “Need a Sign” segue con un’anima più melodica, ma il suo ritmo irregolare simula l’angoscia di chi è in attesa di una risposta che non arriva mai.
“First Round” è una lama affilata: secco, spietato, privo di fronzoli. Il riff principale è un pugno nello stomaco, mentre il testo danza tra il desiderio e la distruzione. In netto contrasto, “Time to Leave” è introspettivo, quasi sussurrato nella sua prima metà, per poi esplodere in una catarsi sonora che fa tremare le fondamenta dell’album.
La rottura arriva con “Price of Love”, che sovverte ogni aspettativa con un’alternanza tra suoni eterei e distorsioni minacciose. È il punto in cui l’album si spinge oltre, sperimentando con atmosfere liquide e improvvise interruzioni.
Il disco torna a mordere con “I Got Your Text” e “Through Another Day”, due brani carichi di groove che restituiscono il senso di lotta interiore. “Somewhere East” invece, rallenta il tempo: qui il viaggio diventa quasi contemplativo, un miraggio sonoro in cui tutto sembra sospeso.
“Switch” chiude il disco “Blind Insight” come una sintesi caotica e grandiosa di tutto ciò che l’ha preceduto. Un brano mutevole, sfuggente, che non offre risposte ma solo nuove domande.