I tre cantautori sono i protagonisti del documentario di Francesco Cordio presentato in anteprima al Bif&st e in sala il 7, 8 e 9 aprile.
Il documentario racconta la storia personale e comune dei tre musicisti e quella del legame che li ha portati nel 2013 in Sud Sudan, un viaggio nel corso del quale iniziano a lavorare al loro disco collettivo, “Il padrone della festa”. Un progetto che ha visto appunto Fabi, Silvestri e Gazzè impegnati con un tour europeo e con due eventi all’Arena di Verona e al Circo Massimo.
Tre voci, un’amicizia, un viaggio lungo trent’anni: il racconto intimo e musicale, dal piccolo palco di un locale romano fino al grande evento del Circo Massimo, passando per i tour, i viaggi, le prove, i concerti e l’amore per la musica che li ha uniti.
Un percorso che intreccia le storie delle loro canzoni, l’impegno sociale, il piacere di raccontarsi attraverso la musica e di condividere un pezzo di vita insieme.
Attraverso immagini inedite e testimonianze dirette, il documentario restituisce l’intimità di un rapporto umano e creativo, un insieme di linguaggi diversi che si arricchiscono a vicenda.
“Siamo un caso speciale di complementarietà di caratteri e linguaggi musicali, un quadro composito più di musicisti che cantanti, così quando Silvestri e Gazzè cantano sul palco non sto lì a pensare, ma quando tocca a me?” Così Niccolò Fabi sintetizza a Bari la longevità del rapporto e la mancanza di rivalità nel trio di musicisti e amici da trent’anni.
Un sentimento condiviso da Daniele Silvestri: «Ci sono stati nomi giganteschi della canzone italiana oggetto di forti rivalità, ma contavano da soli più di quanto noi adesso in tre».
Sottolinea invece Max Gazzè: “Certo, oggi musicalmente i tempi sono cambiati e non è certo facile distinguere quello che succede… Noi comunque suoniamo senza tracce click, senza un metronomo, rischiando così di fare errori, mentre l’uso del digitale fa sì che la musica sia perfetta, ma si assomigli tutta perché perfettamente quantizzata. A questo punto – conclude – siamo a un passo dal fare dischi con le nostre voci clonate”.
“Un passo alla volta” rappresenta un percorso parallelo di trent’anni, la celebrazione di qualcosa di normale, con la volontà di condividere il successo,