Testo di Fabio Babini
Foto di Tommaso Notarangelo
Metti un venerdì sera al Traffic Club di Roma, che per l’ennesima notte diventa la porta dell’inferno di puro caos metallico: sul palco si sono alternati i veterani della scena death metal americana, i Malevolent Creation, e i titani austriaci del blackened death metal, i Belphegor.
Il pubblico romano, affamato di suoni brutali e atmosfere incandescenti, è stato catapultato in un vortice di riff taglienti, blast beat selvaggi e una carica scenica che ha sfidato i confini del sacro e del profano.
Malevolent Creation: L’Apocalisse del Death Metal.
La serata è iniziata con la scelta particolare e coraggiosa dei Confess, band ormai norvegese ma in parte di origine iraniana (!), che in passato aveva fatto parlare di sé per gli inevitabili problemi avuti con le autorità locali del regime islamico da alcuni suoi ex membri. Qualche ingenuità di fondo non manca, ma il loro groove metal sparato riscuote una benevola simpatia e risulta concreto e reale. L’attesa si fa fervida con l’arrivo dei Malevolent Creation, band che davvero non ha bisogno di presentazioni per chiunque segua la scena death metal dagli anni ’90. Sebbene oggi l’unico membro originale rimasto sia Phil Fasciana, la potenza della band non sembra affatto averne risentito. Fasciana, con la sua presenza imponente e la chitarra tagliente, ha dimostrato perché il loro sound è ancora un punto di riferimento per il death metal mondiale.
La line-up attuale, completata da giovani e affamati musicisti, ha eseguito una scaletta che ha toccato i momenti più iconici della loro carriera, iniziando con “Alliance of War” e chiudendo il set con “Eve of the Apocalypse”, quest’ultima un vero e proprio manifesto di ferocia sonora. Nonostante i cambiamenti di formazione, la band ha mantenuto la coesione e l’impatto che li ha resi famosi (nonostante la consueta acustica non ottimale del locale), dimostrando che il death metal è un linguaggio universale che si evolve ma non perde mai la sua essenza.
Brani come “Blood Brothers” e “Manic Demise” hanno infiammato il pubblico, riportando alla memoria l’epoca d’oro della scena death metal di inizio anni ’90, quando i Malevolent Creation erano tra i protagonisti della rivoluzione sonora che stava prendendo piede in Florida. La batteria, pur essendo meno meccanica rispetto agli anni passati, ha mantenuto il tempo frenetico che ci si aspetta da un gruppo di questo calibro. Fasciana, che ha gestito l’intera esibizione con una disinvoltura e un’autorità quasi dittatoriale, è stato il cuore pulsante dello show, il che dimostra che, anche con una formazione rinnovata, l’anima della band americana rimane intatta.
Belphegor: Il Rito Nero dei Maestri del Blackened Death Metal.
Dopo l’assalto frontale dei Malevolent, il palco è stato preparato per l’arrivo dei Belphegor, e già l’atmosfera del Traffic ha cominciato a mutare. Le luci si sono abbassate, e un senso palpabile di aspettativa ha invaso la sala, con il pubblico che sapeva di stare per essere testimone di un’esperienza più che di un semplice concerto. Quando finalmente Helmuth e compagni hanno preso possesso del palco, l’aria si è riempita di un’intangibile presenza oscura e maligna. Il leader della band austriaca, avvolto nei suoi classici abiti e con le sue comprovate movenze, ha guidato il pubblico in una messa nera che ha lasciato tutti senza fiato.
La scaletta ha offerto una selezione dei brani più noti della loro carriera, pescando soprattutto dall’ultimo disco The Devils (2022), che sta diventando uno dei loro più apprezzati degli ultimi anni. L’esecuzione di “Baphomet” ha aperto lo show con la potenza di un rituale occulto, accompagnata da un light show che ha reso l’atmosfera ancora più mistica. “The Devil’s Son” ha seguito, con Helmuth che incantava il pubblico con le sue urla disumane e una presenza scenica ipnotica.
La serata ha continuato a crescere d’intensità con pezzi più datati come “Lucifer Incestus”, che hanno riportato alla mente le sonorità primitive ma “raffinate” degli esordi della band. Ogni brano eseguito era come un colpo di martello sull’anima degli spettatori, una prova del perché i Belphegor sono riusciti a creare un culto attorno al loro nome.
L’Unione di Forze Diverse.
Ciò che ha reso questa serata al Traffic Club veramente memorabile è stata la perfetta combinazione tra l’apocalisse death metal dei Malevolent Creation e l’oscura teatralità dei Belphegor, senza scordare i Confess, che hanno aperto le danze macabre stasera. Nonostante le differenze stilistiche, entrambi i gruppi hanno saputo interpretare il concetto di brutalità a modo loro, trovando un punto di contatto in una visione artistica senza compromessi.
I fan hanno potuto godere di due mondi musicali differenti ma complementari: il death metal tecnico e implacabile, radicato nella tradizione old school di Oltroceano, e l’approccio più sperimentale e visivamente impattante della band salisburghese, capace di mescolare elementi di black metal con un’estetica sacrilega che trascende la musica stessa.
Pertanto, abbiamo assistito a un rito di passaggio per i cultori del metal estremo, una celebrazione delle sonorità più brutali e cupe che questa galassia sonora può offrire. Due band che hanno dimostrato di essere ancora al vertice della loro forma, capaci di offrire uno spettacolo che non ha lasciato un attimo di respiro al pubblico presente.