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Altitudine dei Novagorica

In Altitudine, i Novagorica affrontano il concetto di crescita interiore, ma non come un trionfo epico, quanto come una continua sfida contro la propria solitudine e le proprie debolezze. Il disco diventa il palcoscenico di una lotta tra il desiderio di elevarsi e la consapevolezza di essere intrappolati nel proprio stesso disagio. Con il suo linguaggio musicale intenso e senza concessioni, l’album non si limita a raccontare una storia, ma la vive nell’ascoltatore, costringendolo a un’esperienza sensoriale profonda.

La copertina dell’album, che mostra un paesaggio isolato, con tre sedie vuote rivolte verso un vuoto bianco e minaccioso, è il riflesso visivo di questa condizione. Le linee sottili dei cavi che si estendono all’orizzonte suggeriscono un movimento, ma allo stesso tempo imprigionano l’osservatore in una dimensione di immobilità, come se l’elevazione fosse un percorso senza via d’uscita. 

“Questo contrasto tra speranza e impotenza è palpabile anche nel disco, dove le canzoni diventano finestre su mondi interiori tormentati”.

L’album lascia la sensazione di aver assistito ad un’esplorazione intima e cruda, un percorso che mette in luce le paure più intime e le emozioni più forti. Le tracce non seguono una logica di “successo” musicale, ma si concentrano sulla verità nuda e cruda di ogni esperienza vissuta, ogni angoscia sentita, ogni speranza spezzata.

In Altitudine, la band romana non cerca di “salire” ma di scavare nel profondo dell’animo umano, dove la bellezza è spesso accompagnata dalla sofferenza. Un disco per chi cerca una narrazione onesta e potente, che non ha paura di mostrare le sue ferite, e che alla fine riesce, in qualche modo, a trovare la sua strada.

Novagorica

Dal punto di vista musicale, il viaggio inizia con la carica distruttiva di Piromani, un brano che accende tutto con una violenza primordiale. La canzone si erge come una dichiarazione d’intenti, pronta a bruciare ogni aspettativa e a sfidare il dolore attraverso l’urlo catartico. A seguire, Carne e saliva continua questa discesa emotiva, con un testo che esplora la ricerca di un altro con cui condividere la propria solitudine. La chitarra è pungente, e l’intensità cresce sempre di più.

Nel brano Le formiche, la solitudine assume una forma più concreta: un’eco di notti passate in compagnia dei propri demoni, una discesa senza fine. In Occasioni perse, invece, si scivola verso il rimpianto, quello di non aver mai potuto afferrare la felicità, neppure quando sembrava vicina. Non c’è speranza di fuga in queste tracce; la musica, pur prendendo vita in ogni angolo, rimane ancorata a un senso di impotenza.

Nel cuore del disco, Le ore piccole e La prima volta diventano i momenti di riflessione, quasi come dei respiri fra i battiti di un cuore che non sa se continuare a lottare o fermarsi definitivamente. Con Cannibali e Peggiore, i novagorica danno il massimo della loro espressione, facendosi trasportare dall’idea di essere presi in un gioco d’amore e autodistruzione, dove i confini tra passione e paura si dissolvono.

Ottobre porta con sé la spiritualità, ma con un senso di vulnerabilità che difficilmente si può ignorare. Nakba, uno dei pezzi più provocatori e impegnati, affronta una tematica più politica e universale, diventando un urlo di dolore che non risparmia nessuno. Infine, Altitudine chiude il cerchio, raccontando il tentativo di raggiungere la pace attraverso un viaggio che è più una lotta contro sé stessi che una vittoria.

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