Gae Vinci nome d’arte di Gaetano Vinci, produttore musicale siciliano, ci porta alla scoperta del suo disco d’esordio “Lonely Ballads” composto da dieci brani per una durata complessiva di 55 minuti circa, disponibile in digitale e in vinile.
Dopo aver prodotto musica con altri alias sin dalla metà degli anni 2000, Gae Vinci ha deciso finalmente di firmare i propri lavori con il suo vero nome. Nonostante si definisce un eremita da studio, spesso si avvale della collaborazione di alcuni amici musicisti e cantanti che passano da lui in studio, per registrare ciò che scrive e produce.
Ciao Gae, benvenuto sulle pagine di 100Decibel. Cosa ti ha spinto a incidere “Lonely Ballads”?
Ciao e grazie, mi ha spinto il bisogno la necessità di dare un suono o una forma alle mie idee. L’idea iniziale di “Lonely Ballads” non era un album, lo è diventato man mano che scrivevo sempre più brani. Quando decisi di cominciare a scrivere qualche canzone, nel giro di 5 mesi mi sono ritrovato con 4 brani finiti, così avevo pensato di rilasciare un EP. Non ricevendo nessun riscontro positivo da parte delle etichette discografiche, decisi di creare la mia, cioè “BLOODONTHETRACKS”. Così da quel momento iniziai a lavorare alla continuazione dell’EP creando un vero e proprio album. Non c’è un vero messaggio da cogliere dietro l’album, ho cercato di racchiudere le emozioni che sentivo all’interno dei brani, nella speranza che possa trasmettere lo stesso agli ascoltatori.
“Lonely Ballads” rappresenta il tuo esordio discografico. Che emozione si prova?
Ho aspettato parecchio prima di fare questa mossa, ho riflettuto molto così ho cercato di arrivare preparato a questa avventura. Dopo l’uscita mi sentivo di essermi liberato da un qualcosa che conoscevo solo io per anni.
Qual è la ricerca sonora che caratterizza l’album?
È palese il mio amore per il dream pop dei Cocteau Twins o per il folk/psychedelic degli Opal/ Mazzy Star, così come lo shoegaze degli Slowdive o My Bloody Valentine e anche l’elettronica del nord europa di Trentemøller e TOM and his computer. Il tutto incorniciato da un’atmosfera lynchana. David Lynch è uno dei miei artisti preferiti.
Quale brano del nuovo disco è nato per primo?
“My Favorite Color”, nato da un giro di basso che suonavo a casa dopo cena nel mese di febbraio del 2020.
Cosa rappresenta la copertina dell’album?
La copertina, così come le cover dei singoli sono le foto di una mia amica fotografa siciliana “Lea Russo”. Una sera mentre gli parlavo dell’album a cui stavo lavorando, gli chiesi di inviarmi i suoi lavori per capire se potessero interessarmi. Non appena ricevuto il book, è stato molto facile scegliere e farmi ispirare dalla sua arte che trovo bellissima.
Quasi tutti i brani sono cantati dall’americana Cosette Gobat. Come è nata la vostra collaborazione?
Ho scritto l’album da solo, però mi sono fatto aiutare in alcuni passaggi dal chitarrista con cui collaboro (oggi anche amico) Tommaso Storari. Lui, oltre ad avere i miei stessi gusti musicali, è una persona molto perspicace, quindi mi semplifica e velocizza nello stesso tempo il lavoro. Un altro aiuto importante con i suoi suggerimenti e con il mix di un brano è quello di un leggendario dj di Copenhagen che è anche uno dei miei produttori preferiti di sempre, ovvero TOM and His Computer. Invece la collaborazione più importante resta quella con Cosette Gobat, che è la voce di “Lonely Ballads”. Cosette è semplicemente straordinaria, amo la sua voce. Lei è di Philadelphia ma ha vissuto a Londra per tutta la durata della nostra collaborazione.
I tuoi progetti futuri?
Abbiamo iniziato da poco le prove con la band, l’idea è di portare in giro l’album live, così stiamo lavorando senza trascurare nessun dettaglio.
TRACKLIST:
1 Lonely Ballad
2 Who Are You Now?
3 My Favorite Color
4 Camelie
5 Angel
6 Summer Is Too Long
7 Vision Of Doom
8 All The Times
9 You’ve Come A Long Way Baby
10 Ashe