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The Bends: Il disco che trasformò i Radiohead

Ci sono molti album che in questo 2025, compiono 30 anni.

Tra questi ci sono (What’s The Story) Morning Glory degli Oasis, Mellon Collie and the Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins e Sempre Più Vicini dei Casino Royale (giusto per citarne alcuni).

Ma il 13 marzo del 1995, anche i Radiohead pubblicarono un disco.

Era The Bends, il loro secondo album in studio.

Un lavoro che segnò una svolta cruciale per la band di Oxford, allontanandola dall’etichetta di “one-hit wonder” guadagnata con Creep e proiettandola verso un futuro di sperimentazione e innovazione.

Se il debutto Pablo Honey (1993) aveva mostrato solo un accenno del loro potenziale, con The Bends i Radiohead si imposero come una delle formazioni più originali e influenti della loro epoca.

Il 1995 fu un anno di transizione per la musica rock.

Il grunge stava iniziando a perdere slancio dopo la morte di Kurt Cobain l’anno precedente, mentre il britpop dominava le classifiche con le faide tra Oasis e Blur.

I Radiohead, tuttavia, seguirono una strada diversa: pur essendo britannici, non si conformarono del tutto al sound gioioso e nostalgico del britpop, ma crearono un’opera densa di malinconia, ansia e profondità emotiva.

Dal punto di vista musicale, The Bends è un disco che mescola il rock alternativo con sonorità più sofisticate, facendo largo uso di chitarre distorte, effetti atmosferici e arrangiamenti stratificati.

Per questo album, Jonny Greenwood e Ed O’Brien crearono trame sonore ricche e complesse, mentre la voce di Thom Yorke esplorò una gamma di emozioni che andavano dalla rabbia alla disperazione.

Brani come High And Dry (che Thom Yorke ha dichiarato di non amare particolarmente) e Fake Plastic Trees mostrano il lato più intimo e struggente del gruppo.

La seconda venne registrata in una sola ripresa, dopo che Yorke si era profondamente emozionato mentre la cantava.

Il brano affronta il tema della superficialità e dell’inautenticità nella società moderna.

Poi c’è Just uno dei pezzi più energici e sperimentali dell’album, con un riff di chitarra aggressivo e un testo enigmatico.

Il videoclip del brano (cercatelo), è diventato iconico per il suo misterioso finale aperto.

Nel disco anche il singolo che uscì nell’Ottobre 1994 e che anticipò l’uscita di questo lavoro.

My Iron Lung, una reazione ironica al successo di Creep, con un testo che rifletteva l’insoddisfazione della band per la fama improvvisa.

Street Spirit (Fade Out), che chiude l’album, è forse il momento più oscuro e suggestivo dell’intero lavoro, con un testo enigmatico e una melodia ipnotica.

Questa resta una delle canzoni più cupe e toccanti della discografia dei Radiohead.

Yorke ha dichiarato in molte interviste, che il pezzo è stato ispirato dallo scrittore Ben Okri e dalla sua visione malinconica della realtà.

Seppur inizialmente accolto in modo discreto, The Bends divenne col tempo un punto di riferimento per il rock alternativo.

Fu il primo segnale della straordinaria crescita artistica dei Radiohead, che due anni dopo avrebbero pubblicato OK Computer, ridefinendo il panorama musicale.

A distanza di trent’anni, The Bends rimane un’opera fondamentale per comprendere l’evoluzione del rock negli anni ’90.

Un album che, con il suo mix di emotività e sperimentazione, anticipò le inquietudini e le innovazioni che avrebbero caratterizzato la musica del nuovo millennio.

Recuperatelo in qualsiasi formato e riascoltatelo con attenzione.

 

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