Nel panorama musicale italiano, ci sono artisti che non hanno paura di mettersi a nudo, di raccontare senza filtri le proprie emozioni e di trasformare le ferite in musica. Namida è una di loro. Con il suo nuovo album Bimbi Cattivi, l’artista ci porta in un viaggio crudo e sincero attraverso il caos emotivo di una generazione che non teme di sporcarsi le mani. Un disco che vibra tra ribellione e fragilità, con sonorità pop punk incalzanti e momenti di vulnerabilità disarmante.
Ogni traccia di Bimbi Cattivi è un’esplosione di energia e sentimento: testi diretti che parlano di cuori spezzati, sfide quotidiane e il bisogno di esprimersi senza compromessi. Un mix di adrenalina e malinconia, di notti insonni e risate amare, di sogni infranti e nuove speranze. In questo album, Namida si conferma un’artista capace di tradurre le complessità dell’animo umano in musica, offrendo un ritratto autentico di chi lotta per trovare il proprio posto nel mondo.
Abbiamo avuto l’occasione di intervistarla per scoprire cosa si cela dietro la creazione di Bimbi Cattivi, il significato del suo nome d’arte e le ispirazioni che l’hanno guidata in questo percorso. Ecco cosa ci ha raccontato.
Il tuo nome d’arte, Namida, significa “lacrima” in giapponese. Cosa rappresenta per te questa parola e perché hai scelto di legare la tua musica a questo nome?
Namida, per me, rappresenta un insieme di emozioni e vulnerabilità. La lacrima è un simbolo di autenticità e profondità emotiva, qualcosa che tutti sperimentiamo. Ho scelto questo nome perché voglio che la mia musica parli delle fragilità e delle esperienze che ci uniscono, creando un legame con chi ascolta.
Il tuo album “Bimbi Cattivi” è un mix di ribellione e vulnerabilità. Se dovessi immaginare un film o una serie tv che potrebbe avere la tua musica come colonna sonora, quale sarebbe e perché?
Immagino che la mia musica si adatterebbe bene a una serie come Euphoria. Le tematiche di ribellione, vulnerabilità e la ricerca di identità sono perfette per il mondo di Euphoria. Le emozioni forti e i momenti di introspezione che caratterizzano la serie rispecchiano molto ciò che voglio esprimere con “Bimbi Cattivi”.
Ogni album, in un certo senso, rappresenta una fotografia di un momento preciso della vita di un artista. Guardando a “Bimbi Cattivi”, quali emozioni o pensieri credi che tra qualche anno ti ricorderà più di tutti?
Credo che mi ricorderà la sensazione di liberazione e di crescita personale. Ho affrontato molte sfide e vulnerabilità durante la creazione di questo album, e spero che in futuro possa rappresentare per me un periodo di transizione e scoperta, in cui ho avuto il coraggio di essere me stessa.
Sei cresciuta tra Torino e il Veneto, due realtà diverse ma entrambe parte della tua storia. Quanto ha influito il tuo legame con questi luoghi nel tuo modo di scrivere e di raccontarti?
Entrambi i luoghi hanno avuto un impatto significativo sulla mia musica. Torino mi ha trasmesso una cultura ricca e una certa grinta, mentre il Veneto ha rappresentato una vita più tranquilla, che mi ha permesso di riflettere. Questa dualità si riflette nei miei testi, dove cerco di catturare la complessità delle esperienze vissute.
La tua energia sul palco è uno dei tuoi punti di forza. Qual è il concerto che più ti ha segnato fino ad oggi, sia come artista che come spettatrice?
Uno dei concerti più significativi per me è stato l’apertura per Vasco Rossi a San Siro. L’energia del pubblico e la connessione che si crea durante un evento del genere sono indescrivibili. Uno dei concerti che mi ha segnato di più è stato il famoso MTV Unplugged dei Nirvana. Anche se non ero presente fisicamente, l’ho vissuto come una spettatrice ‘indiretta’ attraverso la televisione. La loro performance è stata così intensa e autentica che mi ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore e nella mia visione della musica.
Se potessi collaborare con un artista internazionale e uno italiano per un featuring nel tuo prossimo progetto, chi sceglieresti e che tipo di canzone immagini di scrivere insieme?
Per l’artista internazionale, sceglierei Billie Eilish. Penso che potremmo creare qualcosa di davvero unico e introspettivo, un mix tra pop e punk con un testo profondo. Per quanto riguarda un artista italiano, mi piacerebbe collaborare con Caparezza, perché credo che la sua capacità di mescolare generi e raccontare storie sarebbe perfetta per una canzone che parli di ribellione e introspezione.