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Paolo Benvegnù: ci lascia un poeta della musica Italiana

Questa è una di quelle notizie che non vorrei pubblicare mai.
 
Da poco è arrivata la notizia della morte improvvisa di un artista italiano molto apprezzato: Paolo Benvegnù.
 
Premiato a Ottobre con una Targa Tenco a Sanremo, aveva 59 anni (ne avrebbe compiuti 60 il prossimo 14 Febbraio).
 
Paolo Benvegnù era uno di quegli artisti che, pur rimanendo ai margini dei grandi circuiti mainstream, ha saputo conquistare un posto speciale nel panorama musicale italiano.
 
Cantautore, chitarrista e produttore, Benvegnù ha costruito una carriera solida e rispettata grazie alla profondità dei suoi testi e all’intensità delle sue composizioni.
 
Nato a Milano nel 1965, Benvegnù ha iniziato a farsi notare negli anni ’90 come fondatore e frontman degli Scisma, una band che ha lasciato un segno indelebile nella scena alternativa italiana.
 
Con album come Rosemary Plexiglas e Armstrong, gli Scisma hanno esplorato sonorità che mescolavano rock, pop e sperimentazione, accompagnate da testi ricchi di immagini poetiche e suggestive.
 
Il gruppo si sciolse nel 2000, ma rimane tutt’oggi una pietra miliare per molti appassionati di musica indipendente.
 
Dopo la fine dell’avventura con gli Scisma, Benvegnù ha intrapreso una carriera solista che lo ha visto evolversi come artista e cantautore.
 
Il suo album di debutto, Piccoli Fragilissimi Film (2004), è considerato un capolavoro dell’indie italiano, grazie a brani come Suggestionabili e Il Mare Verticale, che mescolano introspezione, malinconia e una straordinaria raffinatezza musicale.
 
Benvegnù è stato anche un apprezzato produttore.
 
Ha lavorato con artisti come Marina Rei e ha contribuito con la sua sensibilità musicale a diversi progetti. Inoltre, ha scritto per altri interpreti, dimostrando la sua capacità di adattare il suo linguaggio artistico a contesti diversi.
 
Negli anni successivi, Benvegnù ha continuato a pubblicare album di grande spessore artistico, come Le Labbra (2008), Hermann (2011), e Earth Hotel (2014).
 
Ogni lavoro ha rappresentato un capitolo unico, dove Benvegnù ha esplorato temi universali come l’amore, la solitudine, la spiritualità e il senso di appartenenza.
 
Paolo Benvegnù non è stato soltanto un musicista, è stato un narratore dell’anima, un poeta che ha usato note e parole per esplorare le profondità dell’essere umano.
 
Il suo lavoro, lontano dai riflettori più accecanti, continuerà a parlare a chi cerca nella musica non solo intrattenimento, ma anche un mezzo per comprendere e affrontare le complessità della vita.
 
Ci mancherà molto.

 

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