Con “Dimmi”, la band bresciana Polo Territoriale mette il primo sigillo su un viaggio musicale nato tra i banchi di scuola e cresciuto nelle notti trascorse a suonare in scantinati, piazze e piccoli palchi. Nata nel 2019 tra le mura del Liceo Classico Arnaldo di Brescia, la band è il frutto di un incontro fortuito tra giovani musicisti che condividono un’idea comune di musica come rifugio, ribellione e introspezione. Sin dagli esordi, Polo Territoriale si è fatto un nome nella scena underground giovanile di Brescia, grazie a una spontaneità e una passione palpabili che li hanno avvicinati al loro pubblico.
Il loro sound fonde l’energia del pop punk con l’introspezione dell’alternative rock: chitarre distorte, linee di basso solide, una batteria incisiva e una voce graffiata che trasmette in modo diretto le emozioni. I testi, rigorosamente in italiano, esplorano senza remore l’esperienza giovanile, raccontando una realtà suburbana intrisa di inquietudine e ironia.
L’album “Dimmi” rappresenta la sintesi dei primi anni di vita della band e del loro percorso di crescita. Le tracce, che spaziano dall’ironia pungente di un pop punk vibrante alle atmosfere più cupe e riflessive dell’indie rock, sono uno specchio di esperienze universali per i giovani di oggi, ma raccontate con una schiettezza rara. La produzione, curata negli studi di Faustini Produzioni e guidata dall’esperto direttore artistico Roberto Vernetti, riesce a cogliere l’anima grezza e diretta dei Polo Territoriale.
L’album si apre con “BreBeMi”, un tributo alla loro città, Brescia, e ai luoghi che hanno segnato l’adolescenza dei membri. Con un’impronta pop punk, il pezzo descrive le contraddizioni e il fermento di una città in trasformazione.
I singoli “Serena” e “Pamela” proseguono su questa scia energica. Entrambi catturano l’aspetto spensierato e vivace dell’adolescenza, lasciando spazio anche a una vena nostalgica e malinconica.
“Chiara Se Ne Va” è una riflessione amara sulla ricerca di libertà, mentre la title track, “Dimmi”, rappresenta un momento di svolta con un tono più riflessivo che esplora temi esistenziali.
Con “Sognando Oslo”, entriamo in una dimensione più intima e dolorosa. Il brano parla di una separazione e dei conseguenti sentimenti di dipendenza e autocommiserazione. La Norvegia diventa simbolo di una pace interiore difficile da raggiungere.
“Grigio Cemento” è uno dei pezzi più personali e toccanti del disco. Nata durante un momento di profonda crisi, la canzone affronta il tema del suicidio, puntando i riflettori sulla salute mentale.
Nella seconda metà dell’album, “Fiori di Tunisi” e “Tavor” portano il discorso su un piano provocatorio e ribelle. Entrambe esplorano il tema delle dipendenze. “Fiori di Tunisi” tratta del rapporto conflittuale con l’hashish, mentre “Tavor” affronta senza filtri il tema degli psicofarmaci e della psicoterapia.
Infine, “Berlino” chiude l’album con un ritmo travolgente e suoni carichi di tensione, un omaggio alla città tedesca e un’indicazione di speranza per il futuro dopo la cupezza esplorata nelle tracce precedenti.