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Il concerto di Abdullah Ibrahim alla Cassa del Jazz

La sera del 31 luglio 2024, il giardino della Casa del Jazz a Roma è stato teatro di un evento di straordinaria intensità emotiva e artistica: il concerto per solo pianoforte di Abdullah Ibrahim. Figura emblematica del jazz contemporaneo, Ibrahim ha saputo incarnare in questo recital la sintesi perfetta tra tecnica impeccabile, profondità espressiva e una narrazione musicale ricca di significati culturali e storici.

Abdullah Ibrahim, nato Adolph Johannes Brand nel 1934 a Città del Capo, è uno dei più influenti pianisti e compositori di jazz del nostro tempo. La sua carriera, che si estende per oltre sei decenni, è caratterizzata da una continua ricerca di un equilibrio tra le radici africane e le influenze occidentali. La musica di Ibrahim è un dialogo costante tra il passato e il presente, un viaggio tra i ritmi del suo Sudafrica natale e le sonorità sofisticate del jazz internazionale.

L’Ambiente Suggestivo della Casa del Jazz

Il giardino della Casa del Jazz, con la sua atmosfera intima e raccolta, ha offerto il palcoscenico ideale per questo concerto. La scelta della location non è casuale: la Casa del Jazz è un luogo che celebra la storia e l’evoluzione stessa del Jazz in tutte le sue forme ed espressioni, fungendo da ponte tra i grandi del passato e le nuove generazioni di musicisti.

In questa cornice, la performance ha assunto una dimensione quasi sacrale, dove la natura e la musica si sono fuse in un’unica esperienza sensoriale.

Fin dalle prime note, Abdullah Ibrahim ha catturato l’attenzione del pubblico con la sua inconfondibile sensibilità al pianoforte. La sua esecuzione è stata caratterizzata da un tocco leggero ma deciso, capace di evocare un’ampia gamma di emozioni, con una tecnica sempre invidiabile nonostante l’età a dir poco ragguardevole (ben 90 primavere alle spalle!) del grande musicista sudafricano.

Tra l’esposizione di temi riconoscibili, malinconie dal sapore blues e gospel senza tempo e  improvvisazioni incalzanti, che hanno rivelato la sua capacità di reinventarsi costantemente, per poi confluire in un fluttuante “brano unico” di un’ora consecutiva senza pausa alcuna.

Ibrahim ha saputo trasformare ogni singola nota in un racconto, ogni pausa in un momento di riflessione. La sua musica, apparentemente semplice, è in realtà il frutto di una complessità armonica e ritmica che solo un maestro del suo calibro può raggiungere. L’interazione con il pubblico è stata minima, ma ogni sguardo, ogni gesto, ha comunicato un profondo rispetto e una connessione autentica con gli spettatori.

Un Viaggio Musicale e Spirituale

Il concerto è stato un viaggio attraverso diverse atmosfere e stati d’animo, dal lirismo malinconico alla gioia esuberante, facendo riecheggiare le lotte e le speranze del popolo sudafricano durante l’era dell’apartheid, ma anche esplorando temi più personali e intimi.

Le improvvisazioni hanno mostrato il lato più sperimentale di Ibrahim, con armonie complesse e cambiamenti di tempo inaspettati che hanno mantenuto la nostra attenzione costantemente (e piacevolmente) sulle spine. Ogni “sezione”, se mi passate l’espressione, è stata una piccola opera d’arte a sé stante, ma al contempo parte di un mosaico più grande, una narrazione musicale che ha riflesso la complessità dell’esperienza umana.

Acclamato, torna sul palco per suonare un ulteriore brano, pochi altri minuti di lirismo dove non solo il pubblico torna silenziosamente in ascolto, ma anche la natura sembra portare rispetto al maestro quasi novantenne, con le cicale che d’incanto si zittiscono in una quiete irreale.

Ibrahim, con la sua maestria e la sua umanità, ha regalato alla platea capitolina una serata indimenticabile, un’esperienza che ha arricchito non solo gli amanti del jazz, ma chiunque fosse presente.

In un mondo in cui la musica è spesso relegata a mero intrattenimento, Abdullah Ibrahim ci ha ricordato il suo potere di guarigione e di trasformazione, un linguaggio universale capace di connetterci alla nostra essenza più autentica. La sua performance alla Casa del Jazz è stata una celebrazione della bellezza, della resilienza e della speranza, un momento di pura magia che rimarrà impresso nella memoria di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistervi.

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