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Cinematic Orchestra al Roma Summer Fest

L’incessante caldo estivo capitolino non ha fermato il pubblico, suddiviso tra fan conclamati e “simpatizzanti” occasionali, un’alchimia che ha finito per creare l’atmosfera perfetta per uno degli eventi musicali senz’altro più particolari del programma stagionale dell’Auditorium. La Cavea, con la sua architettura moderna e acustica impeccabile, ha ospitato un live invero molto originale, che ha saputo fondere musica, cinema e arte in un’esperienza unica: signore e signori, benvenuti nella dimensione sonora dei Cinematic Orchestra.

Il pubblico, come detto poc’anzi una variegata miscela di appassionati di musica, cinefili e curiosi, ha riempito la Cavea con un brusio di eccitazione che si è placato solo quando le luci si sono abbassate e i primi accordi hanno iniziato a risuonare nell’aria. La band, capitanata da Jason Swinscoe, ha subito stabilito un’atmosfera intima e avvolgente, trasportando il pubblico in un viaggio emotivo.

Un trip sensoriale tra note e fotogrammi, tra vecchio e nuovo, proseguito con una selezione accurata di brani dal vasto repertorio dei Cinematic Orchestra, spaziando da pezzi più conosciuti come ‘Ode to the Big Sea’ e ‘All Things to All Men’ passando per brani riesumati (è il caso di dirlo) per l’occasione come ‘Necrology’. Ogni pezzo è stato eseguito con una precisione e una passione palpabili, mostrando la straordinaria abilità della band di mescolare elementi di jazz, elettronica e soul in un suono unico e inconfondibile.

Ma il momento clou della serata è arrivato con la proiezione di alcune scene del film ‘L’uomo con la macchina da presa’ di Dziga Vertov. Questo capolavoro del cinema muto del 1929, noto per le sue innovative tecniche di montaggio e le sue immagini sperimentali, ha trovato una nuova vita grazie alla sonorizzazione dal vivo dei Cinematic Orchestra.

Le immagini in bianco e nero, cariche di energia e creatività, si sono fuse perfettamente con la colonna sonora, creando un’esperienza multisensoriale mozzafiato. Il ritmo frenetico del film, che documenta una giornata nella vita di una città sovietica, è stato accentuato dalle pulsazioni ritmiche dei brani strumentali, mentre i momenti più contemplativi hanno trovato eco nelle melodie delicate e avvolgenti del gruppo.

La risposta del pubblico è stata attenta e il plauso non di circostanza: ogni brano è stato accolto con sincera approvazione, con un equilibrio davvero riuscito tra le immagini proiettate sullo schermo sul fondo del palco e i temi musicali eseguiti con rinnovato coinvolgimento, a commentare i fotogrammi della pellicola. L’interazione tra musica e immagini ha dimostrato ancora una volta il potere dell’arte di trascendere le barriere temporali e culturali, creando un ponte tra passato e presente, tra visione e suono.

Il concerto si è concluso con un bis in cui il visual artist che accompagna la band nel tour, si è messo a riprendere il pubblico, per poi proiettarlo sullo schermo in diretta con una applicazione che proponeva i nostri volti (ebbene sì anche il mio!) con un gioco caleidoscopico che ben si legava con le partiture elettroniche e le fughe jazz elettroacustiche, segno della gratitudine e dell’ammirazione reciproca tra pubblico e musicisti, per una performance che è andata oltre le aspettative, sebbene forse un po’ troppo breve rispetto a quanto la band ci aveva abituato in passato. 

I Cinematic Orchestra hanno dimostrato non solo la loro abilità tecnica e creativa, ma anche la loro capacità di andare là semplice performance esecutiva.

Eventi come questo sono rari e preziosi. La fusione di musica dal vivo, arte visiva e cinema muto ha offerto una serata di pura magia, capace di affascinare e ispirare. La Cavea dell’Auditorium si è confermata una location ideale per questo tipo di sperimentazioni artistiche, e i Cinematic Orchestra hanno ribadito il loro ruolo di pionieri di un certo modo di esprimere un crossover tra i generi, nell’ambito del panorama artistico contemporaneo.

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