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Cat Power canta Dylan alla Cavea dell’Auditorium

In una quieta domenica estiva capitolina, con un clima serale ancora tollerabilela, la Cavea dell’Auditorium è stata il palcoscenico di un evento musicale che ha visto protagonista Cat Power, alias Chan Marshall, in un concerto nell’ambito di Rock in Roma, che ha saputo alternare atmosfere intime e momenti di grande intensità sonora. La grande cantautrice americana , che in questo nuovo tour ha scelto di intepretare solo brani di Dylan – alcuni veri manifesti conosciuti a livello popolare, altri invece più consoni ai fan conclamati – ha suddiviso il set in due parti distinte: una prima metà in acustico (in trio) e una seconda più elettrica con la band al completo, offrendo al pubblico un’esperienza variegata e piuttosto coinvolgente.

L’inizio del concerto, come detto, è stato caratterizzato da una serie di brani eseguiti in versione acustica, che hanno messo in risalto la voce calda e avvolgente di Cat Power. Sette i brani proposti in questa veste, che hanno rappresentato un piacevole “antipasto” dell’intera esibizione, se messe al confronto dei brani “elettrici”. La scelta di cimentarsi con il repertorio di Dylan non è stata sicuramente facile, considerando la complessità e la fama immortale di brani come l’iniziale ‘She Belongs To Me’, la sublime ‘Visions of Johanna’, o le immortali ‘Desolation Row’, ‘It’s All Over Now, Baby Blue’, ‘Just Like a Woman’ e ‘Mr. Tambourine Man’, con la voce di Marshall libera di flutturare nel silenzio assoluto del pubblico. Tuttavia, Cat Power è riuscita a rispettare le melodie originali con una cura quasi maniacale, senza mai perdere di vista l’essenza dei testi e la metrica, elementi fondamentali nelle composizioni dylaniane.

Queste versioni, a tratti forse anhe troppo asciutte, hanno risuonato nella Cavea con una nuova freschezza, grazie all’interpretazione personale ma rispettosa di Cat Power. La sua voce, ora sussurrata ora più incisiva, ha saputo dare nuova vita a parole che hanno segnato intere generazioni, riuscendo a creare un ponte tra il passato e il presente. L’attenzione posta ai testi è stata evidente, con Marshall che ha modulato la sua interpretazione per mettere in risalto ogni singola sfumatura delle parole di Dylan.

Nella seconda metà del concerto, l’ingresso della band ha portato una ventata di energia e dinamismo, trasformando la serata in una celebrazione musicale a tutto tondo. I brani eseguiti con il supporto dei musicisti hanno assunto una dimensione più corale, senza mai perdere quel tocco di autenticità che caratterizza le performance di Cat Power. Anche in questa fase, dove miss Marshall ha invitato il pubblico presente nel parterre ad abbandonare le proprie seggiole per riversarsi in peidi sotto al palco, le canzoni di Dylan (tra cui segnalo trascinanti versioni di ‘Tell Me, Momma’ e ‘Just Like Tom Thumb’s Blues’, una suadente ‘Baby, Let Me Follow You Down’ e la rediviva ‘Leopard-Skin Pill-Box Hat’) sono state protagoniste, arricchite da arrangiamenti che hanno saputo mantenere l’anima delle composizioni originali pur aggiungendo un tocco di modernità, seppur in senso classicamente rock, come palesato nelle conclusive ‘Ballad Of A Thin Man’ e uno degli inni per antonomasia di tutta la storia del rock, ovvero ‘Like A Rolling Stone’.

Nonostante il grande impegno e l’ottima riuscita delle performance, viene da chiedersi se sia davvero necessario cimentarsi nell’interpretazione di brani così iconici e immortali come quelli di mister Zimmerman: l’impresa di Cat Power è stata senza dubbio coraggiosa e ben eseguita, ma resta il dubbio se questo tipo di omaggio possa davvero aggiungere qualcosa di nuovo a canzoni che già di per sé racchiudono un mondo di significati ed emozioni, considerando quanto anche per lo stesso Dylan sia diventato quasi straniante interpretare parte del suo repertorio a distanza di decenni.

Pertanto, senz’altro un evento di grande qualità artistica, che ha saputo rispettare e celebrare l’eredità musicale di Bob Dylan, con un’interpretazione che ha dimostrato che è possibile rendere omaggio a un gigante della musica senza cadere nella mera imitazione. Un’esperienza che, al netto dei dubbi di cui sopra, ha lasciato comunque il pubblico soddisfatto. 

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