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The Libertines a Villa Ada

Ieri sera a Villa Ada si sono esibiti i The Libertines, uno di quei gruppi che sembra essere quasi una leggenda metropolitana, usciti all’attenzione del pubblico nei primi anni 2000, quando la stampa inglese ogni tre per due puntualmente doveva tirare fuori dal cilindro la nuova “it-band” (e non hit!). A fronte del sensazionalismo dell’epoca e con una discografia che comprende poche uscite e con vendite da non strapparsi i capelli, il pubblico è invece di quelli sostanziosi, e ti domandi: “il loro essere fenomeno di costume è sopravvissuto alla loro musica”? La risposta è no. I The Libertines, nonostante un soundcheck fatto in fretta e furia (sono arrivati in ritardo di svariate ore) che ha penalizzato gran parte del concerto, hanno dimostrato che “nonostante” il loro essere fenomeno di costume, la loro musica gli è davvero sopravvissuta.
I membri della band, nella formazione originale, sul quel palco vogliono esserci, non è un gettone presenza: persino Pete Doherty mette in mostra una certa goliardia insieme a Carl Barât, tanto quanto può fare un “ragazzo” di 45 anni che ne dimostra 10 di più e che ha raggiunto certi rigonfiamenti degni dei peggiori pub inglesi, probabilmente lo si ama anche per questo, ma forse un po’ del suo famigerato carisma si è perso lungo la strada. Esattamente l’opposto di Gary Powell, instancabile alla batteria, che ci regala momenti di pura energia.
Per essere stato collocato di lunedì e con il tempo incerto, la gran bella affluenza di pubblico è sicuramente un buon segno, vuol dire che i Libertines sanno tirare fuori la gente di casa nel giorno della settimana forse meno amato, e già questo è un successo.
In apertura: The Lira.

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